Panarotta, una nuova società per rilanciare la località

di Luigi Oss Papot

«Prudenza» e «fiducia»: sono state queste due parole al centro del discorso dell’assessore provinciale Michele Dallapiccola giovedì sera al Compet, per tracciare il futuro della Panarotta e della stazione sciistica.
Un futuro che si prospetta appunto pieno di fiducia, o almeno così sembra, dopo la chiusura di stagione record con più di 24.000 ingressi (15.000 nella scorsa stagione), 256.000 passaggi totali (188.000 l’anno prima) ed un fatturato societario di 305.000 euro (quasi 100.000 euro in più rispetto all’anno precedente).
E così sembra anche dalle parole di Dallapiccola, che davanti ad una folta platea di sindaci (presenti quelli di Pergine, Levico, Calceranica, Palù) albergatori, rappresentanti dei consorzi degli operatori di Pergine e Levico, imprenditori, ha delineato quali saranno le prossime tappe.
 
Si è parlato di prudenza perché, dopo la tragedia del gennaio scorso con la morte del poliziotto Bruno Paoli ed il successivo sequestro degli impianti, sia la società, ora guidata da Fabrizio Oss, che la Provincia, si sono ritrovate a fare i conti con una situazione non preventivabile ad inizio stagione; ma si è parlato anche di fiducia in quanto a breve dovrà nascere la nuova società per la gestione degli impianti, che dovrà credere senza se e senza ma ad un rilancio forte.
 
Da parte di Dallapiccola è arrivata la conferma della notizia che neanche un mese fa aveva lanciato proprio sulle piste della Panarotta: «Già da quest’estate - ha detto l’assessore - partiremo con i lavori per il rifacimento della seggiovia Malga. Si tratta di una triposto di seconda mano, ricondizionata e pari a nuova, per un costo totale di lavori di 1,5 milioni di euro, già accantonati».
Questo preventivo di spesa però allontana, almeno per qualche tempo (e quest’annuncio è stato accolto con qualche mugugno in particolare dal sindaco di Pergine) i lavori per la realizzazione dello ski-weg, della pista per slittini ed anche del bacino per l’innevamento.
 
«In linea teorica - ha proseguito Dallapiccola - la nuova società che andrà ad insediarsi potrebbe sfruttare la legge sui bacini per avere l’80% di finanziamento per la realizzazione del bacino, del costo di 1 milione di euro circa. Ma dovrebbe poi essere in grado anche di gestirlo. Va detto che il bacino non è indispensabile perché l’impianto di innevamento attuale è ancora migliorabile, e quindi si può intervenire, ad un costo molto più ridotto, in questo senso».
Parole incoraggianti anche da parte del vicepresidente di Trentino Sviluppo, Fulvio Rigotti: «L’intervento per la nuova seggiovia si fa perché si crede che c’è la volontà di dare un futuro agli impianti anche da parte nostra. Prossimamente verrà emesso un bando pubblico per la gestione degli impianti, di durata quinquennale. Sta alla forza di tutti i presenti garantire una nuova società alla Panarotta».
 
Nuova società che, come da più parti è stato detto, dovrà puntare non solo alla Panarotta in versione invernale, ma sfruttare tutto il suo potenziale, ancora in gran parte inutilizzato, per le altre stagioni dell’anno.
«La butto lì come una provocazione - ha incalzato Dallapiccola - ma fateci un pensiero: un’altra opportunità è quella di togliere tutto dalla Panarotta e farla diventare un outdoor paradise, sulla falsa riga del progetto Delladio per passo Rolle»: una proposta che ha stuzzicato i presenti senza però trovare sostegno né entusiasmo.
 
Anche i Comuni, per voce dei sindaci presenti, credono ad un rilancio della Panarotta nel prossimo futuro, in particolare Pergine, che per il comprensorio sciistico ha accantonato circa 500.000 euro: da capire ora come potrà farli fruttare al meglio.
Quando infine la parola passa al pubblico, tutti a gran voce chiedono di riconquistare fiducia per il futuro, per far diventare la Panarotta una montagna aperta tutto l’anno e con un gruppo societario affiatato e deciso. Ma se la Panarotta non sarà più una candela che si sta lentamente spegnendo ma una scommessa vinta, lo si capirà solo nei prossimi mesi. Lo «zoccolo duro» della montagna c’è e resiste, serve la lungimiranza di qualche imprenditore privato per il salto di qualità.

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