I pescatori di Ischia chiedono un attracco sul lago di Caldonazzo
Un paradosso che un paese che affaccia sul lago di Caldonazzo, che vanta una tradizione secolare nell’attività di pesca, non possa avere un proprio ricovero per le barche, un pontile cui attraccarle.
Questo il tema attorno al quale si sono trovati a ragionare i pescatori di Ischia, riunitisi nell’associazione Pescatori Rivieraschi, la settimana scorsa, con il presidente Giuseppe Bridi e il segretario Giuseppe Angeli. Assieme a loro la rappresentante frazionale, Annamaria Lazzeri e il consigliere comunale Claudio Angeli. Tutti d’accordo che gli appassionati di pesca del luogo, che portano avanti nel tempo l’amore per la tutela del lago grazie a passioni che si tramandano da generazioni, debbano avere quella considerazione che meritano.
I motivi che hanno portato a quest’assemblea straordinaria sono presto detti: i pescatori rivieraschi devono attraccare le loro barche a Valcanover, sulla sponda opposta del lago, nonostante ci sia la possibilità di raggiungere lo specchio d’acqua in una decina di minuti direttamente a piedi.
E qui scende in campo anche un pizzico d’orgoglio dei pescatori, che orgogliosi mostrano la copia della sentenza del Supremo Imperial Regio Tribunale di Giustizia di Vienna del 6 dicembre 1899: possibile che un diritto riconosciuto e acquisito andando anche contro ai «poteri forti» d’un tempo, cioè l’aristocrazia perginese, dopo più di un secolo non possa ancora trovare pieno compimento?
La richiesta, o per il momento l’idea scaturita dall’assemblea, è che possa venir costruito un pontile per attraccare, in modo ordinato e sicuro, le barche che vengono usate per disincagliare le reti, per qualche gita o per le lezioni didattiche con le scuole materne ed elementari di tutto il bacino lacustre, sempre molto apprezzate e partecipate.
Sono passati i tempi in cui la pesca era, anche per i «lis-ciaroti», attività di primario sostentamento: oggi è appunto una passione, una pratica da tramandare, un modo di vivere il lago, la sua natura, la sua salute. Perché i pescatori, oltre a voler impegnarsi a trasformare la Darsena Dalmeri in un museo (recentemente al centro di un incontro per la sagra), hanno a cuore la situazione dello specchio d’acqua, sempre più spesso minacciato dall’inquinamento.
La serata ha portato di nuovo a galla tutti questi sentimenti magari sopiti da tempo.
È intenzione dei pescatori rivieraschi proporre una serata pubblica aperta a tutta la cittadinanza per raccogliere idee, proposte, sentire pareri.
Un primo amo è stato lanciato: l’idea di un pontile e qualche barca e, perché no, magari anche una piccola spiaggia pubblica per il paese, non potrebbero che abbellire la sponda del lago.
«Ora sta agli abitanti raccogliere questo amo -spiegano dall’associazione- e portarlo avanti, non rivendicando ma ricordando con orgoglio la storia, i diritti ed anche il senso di appartenenza ad un territorio che non ci deve essere negata. Speriamo che quell’amo non ci punga, ma ci aiuti a pescare nel buon senso, per un progetto poco costoso e che può fare solo del bene, a noi ed al territorio che ci appartiene».