L'ultimo saluto a Primo Pintarelli: l'ex assessore di Pergine è scomparso dopo 9 anni in coma
Molte persone, ieri pomeriggio, hanno voluto partecipare all’ultimo saluto a Primo Pintarelli, ex assessore e consigliere comunale a Pergine scomparso venerdì dopo 9 anni di coma: un affetto sincero in ringraziamento a quanto fatto da Primo, che è stato soprattutto rivolto ai familiari, nonostante le limitazioni imposte dal Covid-19.
Molti i colleghi della Federazione allevatori che gli hanno riservato un caloroso saluto al termine del funerale, molti gli amici ed ex consiglieri comunali che non hanno mancato di far riemergere ricordi e aneddoti di quegli anni, dove la politica aveva modi e ritmi completamente diversi di oggi. Presente alle esequie, celebrate dal parroco di Pergine don Antonio Brugnara, il sindaco Roberto Oss Emer con tutti i colleghi di giunta, il presidente del consiglio provinciale Walter Kaswalder e il vicepresidente della Provincia Mario Tonina (ex direttore della Federazione allevatori), oltre ai vigili del fuoco volontari di Pergine in alta uniforme (il figlio di Primo, Carlo, è vigile attivo) e agli alpini del gruppo di Susà.
«Questo momento è il compimento - ha ricordato don Brugnara all’inizio della celebrazione - della via della croce di Primo»: una croce pesante 9 anni, quella di Pintarelli, un dolore che non ha cause, non ha colpe. «Solo amore, affetto e vicinanza - ha proseguito il parroco - sanno avvicinarsi in questo percorso senza cercare risposte a domande particolari, anche se questo produce baratri di angoscia e ribellione in chi partecipa a questo cammino».
Una vita interrotta ancora nel pieno delle forze, quella di Primo Pintarelli, quel giorno di aprile del 2011, ad appena 53 anni: «Dobbiamo riconoscere -ha detto ancora don Brugnara - la bellezza della sua vita, il bene che ha compiuto per la sua famiglia e per le comunità di Susà e Pergine, la sua dinamicità impressionante che sono esattamente il contrario di questi anni di immobilità. Di questo vogliamo dire grazie, questi nove anni non cancellano la figura che lui è stato.
Sappiamo solo che se ha saputo servire gli altri con la sua attività, il dono del suo dolore non è per sé stesso, ma è ancora una volta per tutti».
Prima dell’uscita del feretro, il figlio Carlo ha avuto parole commosse per il papà: «Sei stato per me e per tutti noi un grande uomo, un grande papà, un grande marito. Hai vissuto e amato intensamente la vita, dedicandoti non solo alla famiglia e agli amici, ma anche al lavoro e alla tua città, impegnandoti nel sociale e nella politica. Sei stato un uomo stimato ed apprezzato non solo da compagni di partito ma anche dagli avversari politici con i quali ti sei sempre impegnato a rapportarti con rispetto. Quando venivamo a trovarti in quella stanza di ospedale ci era difficile accettare che tu non fossi più quell’uomo vivo, in salute, pieno di energia che sei stato fino a quel tragico evento. Ti vedevamo intrappolato in quel corpo che non riusciva più ad esprimere le proprie emozioni, e per noi era solo sofferenza. Ora ti immaginiamo sereno e libero, di nuovo padrone di te stesso, e perché no, felice mentre pedali per i cieli con gli amici che ti hanno preceduto».