Pergine / Il progetto

Trentino Ambiens; nei capannoni ex Impa un impianto per la decomposizione dei rifiuti

Proposto un complesso per sperimentare una nuova tecnologia che promette di non produrre emissioni inquinanti

di Luigi Oss Papot

PERGINE. L'azienda Trentino Ambiens, costituitasi negli ultimi mesi del 2020, ha fatto richiesta di aprire la procedura «di localizzazione nel Piano provinciale di gestione dei rifiuti» per la realizzazione di un impianto di termo ossidazione di rifiuti a Pergine, in viale dell'Industria, nei capannoni "ex-Impa": si tratta di un impianto per sperimentare questa nuova tecnologia (Two, Thermal Waste Oxidation), che dalla decomposizione termica del rifiuto permette di eliminare volume solido di rifiuti senza emissioni inquinanti, con poco dispendio energetico e per di più consente la produzione di energia.

È errato dunque pensare ad un inceneritore nel senso classico del termine, e tutte le preoccupazioni che un impianto di questo tipo porterebbe, perché la Trentino Ambiens, impresa di scopo per questa sperimentazione, è "sorella" dell'azienda maggiore Ambiens 2, attiva in Lombardia: entrambe sono di proprietà della Eppm, azienda con sede in Svizzera che è attiva nel campo dagli anni Novanta. Non manca dunque il bagaglio di conoscenza e nemmeno la capacità tecnica per gestire la termo ossidazione dei rifiuti: a Pergine si sperimenterà questa tecnologia, facendola verificare e certificare dalla facoltà di Ingegneria dell'Università di Trento, grazie ad una collaborazione sottoscritta dall'azienda e con l'ateneo trentino (è già in essere anche una collaborazione con l'Università dell'Insubria, di Varese).L'impianto a Pergine lavorerà per il trattamento e recupero energetico di rifiuti urbani e speciali non pericolosi per un quantitativo massimo di 5 tonnellate al giorno, in modo discontinuo.

Il suo funzionamento prevede due "celle": in pratica il rifiuto viene conferito nella cella primaria per essere sottoposto ad un primo trattamento per la trasformazione del materiale dallo stato solido a quello gassoso (con temperature che vanno dai 280 ai 320 gradi e un tempo di permanenza dalle 8 alle 10 ore): questo processo produce dei gas di sintesi (syngas) che viene trasferito nella cella secondaria ad una temperatura che va dagli 800 ai 1.200 gradi per qualche secondo, per poi venire raffreddato con uno scambiatore aria-aria (oppure venire sfruttato per produrre energia termica, per esempio per il teleriscaldamento, o elettrica, grazie a turbine, che autoalimentano lo stabilimento in cui l'impianto viene installato).Il risultato è l'abbattimento delle emissioni di sostanze con una media di quasi l'80% al di sotto dei limiti di legge vigenti (già rigidi), mentre si calcola che il residuo della lavorazione che andrà rimosso e smaltito è pari al 4% del materiale conferito inizialmente.

«Lo scopo dell'implementazione di tale impianto -spiega Loris Radoani, amministratore della Trentino Ambiens- è legato alla volontà di realizzare un'attività sperimentale su differenti tipologie di rifiuti, che funzionerà in base alle necessità di sperimentazione e non in maniera continuativa, al fine di indagare il funzionamento dello stesso su piccola scala.

L'obiettivo è quello di confermare la funzionalità del processo con differenti matrici al fine di poter procedere con l'installazione di unità direttamente nelle aree di produzione dei rifiuti, essendo l'impianto completamente scarrabile (si compone di diversi container mobili, ndr), effettuando il recupero con un elevato grado di innovazione tecnologica grazie al software di gestione e controllo di nostra produzione, e alla massima compatibilità ambientale sia in termini di impatto paesaggistico, sia in termini di emissioni in atmosfera e residui abbattendo anche il costo del trasporto dei rifiuti, nell'ambito del raggiungimento degli obiettivi di economia circolare».Il bacino di utenza per la fase sperimentale è costituito da piccole aziende produttrici di rifiuti, urbani o speciali non pericolosi.

La Eppm svizzera ha anche in corso trattative direttamente con Fincantieri, perché questa nuova tecnologia potrebbe essere installata anche a bordo delle navi, vista l'alta compatibilità ambientale.Se la sperimentazione dovesse andare a buon fine e l'interesse in Trentino essere elevato, l'intenzione è quella di creare a Pergine lo stabilimento in cui produrre le celle per la termo ossidazione: si parla di un potenziale di 100 posti di lavoro.

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