Cane impallinato nel recinto, a processo il vicino di casa
Il proprietario si era accorto del problema alla zampa posteriore sinistra solo qualche giorno dopo lo sparo. Inizialmente pensava che si trattasse di una ferita da scheggia di legno, a seguito di una passeggiata nei boschi devastati dalla tempesta Vaia. Ma non era così
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PINE’. Nella "guerra di nervi" tra vicini, a farne le spese è stato il cane. Come capita spesso, purtroppo, sono gli indifesi a venire colpiti in maniera meschina. In questo caso è stato uno degli esemplari allevati con cura ed addestrati alla caccia dal proprietario, un settantenne residente sull'altopiano di Piné: l'animale è stato impallinato, rimanendo ferito in maniera grave ad una zampa posteriore.
Sono stati necessari un intervento chirurgico e terapie lunghe e costose per estrarre il piombino calibro 4,5 e per curare l'ascesso. L'uomo accusato di aver sparato al cane con un'arma ad aria compressa è ora a processo. L'imputato, un 46enne trentino accusato di maltrattamenti di animale, era in aula accanto all'avvocato che lo difende, Giuliano Valer.
Sono una quindicina i testi chiamati a ricostruire la vicenda, accaduta tra dicembre 2019 e i primi mesi del 2020 nell'abitazione in cui vivono sia la parte offesa che l'imputato.
Davanti al giudice Massimo Rigon ha parlato il proprietario del cane, che si è costituito parte civile con l'avvocato Andrea de Bertolini. «Non lascio mai i miei animali liberi lungo la strada: a loro tengo troppo» ha evidenziato più volte l'uomo, spiegando che da parte sua non c'è mai stato astio nei confronti del vicino, arrivato da poco tempo ad abitare nel suo stesso caseggiato.
Ha però raccontato di essere stato costretto a chiamare i carabinieri quando si è trovato l'intonaco del muro completamente scrostato: il danno era stato causato dal pallone dei figli dell'imputato, che erano soliti calciare contro la parete di casa sua, nonostante avesse più volte chiesto di smettere. Ma ha pure specificato che il vicino mai si sarebbe lamentato dei cani.
Eppure, secondo un testimone che verrà sentito nella prossima udienza, il pallino che ha colpito il cane del pensionato sarebbe partito proprio dalla finestra dell'abitazione del 46enne, che si trova sopra il recinto dove c'erano gli animali: il teste, sentito il colpo di arma da fuoco, aveva visto le ante semichiuse della finestra e una canna che veniva ritratta. Una decina di pallini avevano raggiunto un'asse che si trovava nel cortile in cui c'erano i cani.
«Si tratta dello stesso tipo di pallini che hanno ferito l'animale, ossia calibro 4,5, e che sono stati trovati a casa dell'imputato nel corso della perquisizione, assieme alla pistola ad aria compressa» ha detto uno dei carabinieri che ha condotto le indagini. Il militare ha specificato che «l'unico punto da cui quei pallini potevano essere sparati è da quella finestra».
Il proprietario del cane si era accorto del problema alla zampa posteriore sinistra solo qualche giorno dopo lo sparo.Inizialmente pensava che si trattasse di una ferita da scheggia di legno, a seguito di una passeggiata nei boschi devastati dalla tempesta Vaia. Quando ha visto che la ferita non guariva ha portato il cane dal veterinario (che pure ieri è stato sentito in aula), scoprendo che si trattava di un ascesso infiammatorio. È stato durante l'intervento chirurgico che si è scoperto che la ferita era stata causata da un pallino.