Nylon e polietilene nel rogo al «Domo»
Nel capannone da quasi mille metri quadrati distrutto dalle fiamme venerdì scorso al Cretaccio c'erano «sostanze poliammidiche e imballaggi in polietilene, cascame di produzione di nylon e un plastificante liquido». Oltre a carta e cartone come già indicato nei giorni scorsi. «L'effettiva presenza di questi materiali è stata confermata da un successivo sopralluogo». A dirlo, nella nota ufficiale arrivata ieri pomeriggio è una nota congiunta della Protezione civile trentina e dell'Agenzia per l'ambiente
Nel capannone da quasi mille metri quadrati distrutto dalle fiamme venerdì scorso al Cretaccio c'erano «sostanze poliammidiche e imballaggi in polietilene, cascame di produzione di nylon e un plastificante liquido». Oltre a carta e cartone come già indicato nei giorni scorsi. «L'effettiva presenza di questi materiali è stata confermata da un successivo sopralluogo».
A dirlo, nella nota ufficiale arrivata ieri pomeriggio è una nota congiunta della Protezione civile trentina e dell'Agenzia per l'ambiente.
Poco dopo l'allarme - continua il documento - «i tecnici Appa hanno partecipato alla riunione operativa organizzata dalla Protezione civile presso lo stabilimento. Si è preso atto che l'evento acuto, durato circa un'ora, con presenza di materiali incombusti in atmosfera, tipici della combustione del materiale plastico, si era esaurito grazie all'intervento dei vigili del fuoco; il fumo si era rapidamente disperso verso nord visto che in quel momento l'Ora soffiava da sud. Al momento erano attivi solamente alcuni focolai sotto controllo dei vigili del fuoco e quindi poteva essere consentito il parziale accesso ai luoghi interessati dall'evento».
Non è stato quindi possibile prelevare campioni di fumo per esaminarne la composizione. Lavoro che invece è stato fatto per verificare la possibile contaminazione delle acque: «Nella riunione di coordinamento si decideva inoltre di procedere ai campionamenti della qualità delle acque del canale ex Sism, affluente del fiume Sarca e ricettore delle acque di parte dei piazzali della ditta. Inoltre si procedeva al controllo delle caditoie per le acque meteoriche con recapito a dispersione nel sottosuolo effettuando dei campioni per indagine analitica.
Contestualmente è stato ordinato ad una ditta autorizzata di sigillare le reti di scarico delle acque meteoriche e di attivare un sistema di recupero continuo del percolato contenente residuo di combustione, acque e schiume utilizzate per lo spegnimento. L'analisi preliminare non ha messo in evidenza dati critici.
Sono in corso di conclusione le determinazioni quantitative di alcune sostanze rilevate in tracce riferite alle acque del canale ex Sism.
Il materiale recuperato da ditta specializzata, è sottoposto ad analisi di caratterizzazione per verificarne la composizione, ed essere smaltito come rifiuto liquido. Sono in corso ulteriori attività di pulizia delle reti di smaltimento delle acque meteoriche tuttora chiuse per rimuovere ogni rischio di dispersione. L'attività è svolta dalla ditta incaricata sotto la supervisione della Polizia locale.
Sono stati tenuti in osservazione i parametri rilevati dalla centralina dell'acqua collocata sul fiume Sarca, a Torbole. La centralina è dotata di alcuni sensori delle principali caratteristiche chimico fisiche dell'acqua: non è in grado di rilevare presenza di sostanze in tracce, che necessitano di analisi di laboratorio più sofisticate, ma solamente di mettere in evidenza inquinamenti di tipo macroscopico. I valori delle medie orarie di pH, conducibilità, ossigeno disciolto e torbidità si sono mantenuti nel range abitualmente registrato dalla centralina. Con questo tipo di analisi non sono state pertanto rilevate situazioni anomale. I dati sono visibili sul sito dell'Agenzia. I controlli dei parametri sopra elencati continueranno anche nei prossimi giorni».
Da Rovereto, intanto, è confermata l'apertura di un fascicolo d'inchiesta «contro ignoti». Sul tappeto ancora le due ipotesi residue: dolo o incendio colposo. Il sostituto procuratore Valerio Davico. D.P.