Riva, prende l'epatite, Ministero condannato
La necessità di alcune trasfusioni di sangue alla tenera età di due anni. E l'inizio di un interminabile cammino ad ostacoli che prosegue tuttora, per sé stesso e per la sua famiglia. Che non si è mai arresa e ha chiesto giustizia, quantomeno perché al figlio venissero riconosciuti risarcimento danni e indennizzo previsto dalla legge in questi casi. Una «battaglia» a suon di carte bollate e avvocati andata avanti per anni e che alla fine la famiglia ha vinto, in ultima istanza proprio in questi giorni con la sentenza del Tar che di fatto intima al Ministero della Salute di pagare il dovuto
La necessità di alcune trasfusioni di sangue alla tenera età di due anni. E l'inizio di un interminabile cammino ad ostacoli che prosegue tuttora, per sé stesso e per la sua famiglia. Che non si è mai arresa e ha chiesto giustizia, quantomeno perché al figlio venissero riconosciuti risarcimento danni e indennizzo previsto dalla legge in questi casi. Una «battaglia» a suon di carte bollate e avvocati andata avanti per anni e che alla fine la famiglia ha vinto, in ultima istanza proprio in questi giorni con la sentenza del Tar che di fatto intima al Ministero della Salute di pagare il dovuto, così come stabilito da due verdetti passati in giudicato, uno del tribunale di Trento, l'altro di quello di Rovereto.
La vicenda riguarda una famiglia che risiede nell'Alto Garda trentino (per motivi di privacy evitiamo qualsiasi riferimento che la possa individuare). All'età di due anni Luca (il nome è di fantasia) si deve sottoporre ad alcune trasfusioni di sangue e il piccolo viene trasferito all'ospedale di Padova. Intervento di routine, almeno in apparenza, come ne avvengono quotidianamente a centinaia in tutte le strutture ospedaliere. Ma per Luca, purtroppo, qualcosa non va nel verso giusto e nei mesi successivi i genitori si accorgono che il bambino non sta bene. I successivi esami evidenziano che il bambino ha contratto l'epatite. Anche se non irrimediabilmente, la vita di Luca è segnata per sempre. Dopo il comprensibile disorientamento iniziale, i genitori del piccolo passano al contrattacco e decidono di citare per danni il Ministero della Salute. E due distinti tribunali danno loro ragione. Prima quello di Trento, che sancisce un risarcimento danni di 86.557 euro, ai quali vanno aggiunti altri 52.145 euro di indennizzo. Poi quello di Rovereto che stabilisce il diritto del ricorrente ad ottenere la rivalutazione secondo gli indici Istat anche sull'indennità integrativa e per effetto di questa sentenza condanna il Ministero al pagamento dei relativi importi e degli arretrati a decorrere dal 1° ottobre 2003. Ora, con decorrenza dal 1998 (data degli eventi), il Ministero dovrà procedere alla rivalutazione. E quindi pagare oltre 200 mila euro. Perché nonostante le sentenze dei tribunali di Trento e Rovereto siano passate in giudicato da oltre un anno, il Ministero non ha mai provveduto ad effettuare il pagamento costringendo la famiglia a ricorrere anche al Tar che con la sentenza dell'altro giorno ordina al Ministero di pagare quanto sancito (con rivalutazione annessa) entro il termine perentorio di quaranta giorni. P.L.