Bimba chiede l'elemosina La mamma viene condannata
Chiedere l'elemosina non è reato. Ma usare, per chiedere soldi a qualcuno, il volto tenero di un bambino, questo non si può fare. Anche se probabilmente è utile, perché davanti ad un piccolo che tende la mano è più facile che i passanti si sentano toccati nella loro sensibilità e mettano mano al portafoglio. E non si può fare non tanto perché non è giusto, quanto perché lo prevede il codice penale come reato. Se n'è resa conto una rom di origini rumene, condannata dal giudice Corrado Pascucci a venti giorni di reclusione con sospensione condizionale. E le è andata pure bene il reato prevede pene molto severe.
Ma restando alla vicenda, protagonista della storia approdata in tribunale a Rovereto è una famiglia rumena di rom. Par di capire che sul Garda non vivono stabilmente, ma sono soliti venire ad inizio stagione, quando cominciano ad arrivare i primi turisti. Quella sera - era il 16 giugno 2013 - la mamma era fuori, tentava di racimolare qualche soldo. Non tendeva la mano ai passanti. Offriva musica. Si è presentata fuori da una pizzeria dell'Alto Garda con la fisarmonica in mano e ha iniziato a suonare.
Fin qui nulla di grave, anzi. È un modo come un altro per sbarcare il lunario. Solo che anziché passare lei, a fine performace, tra i tavoli, per permettere a chi aveva apprezzato l'esibizione di dimostrarlo con una mancia, ha mandato tra i clienti la figlia. La bimbetta di sei anni si stava anche impegnando, con quel bicchiere trasparente che metteva sotto il naso ai clienti. Ma la scena non è piaciuta al titolare, che ha chiamato le forze dell'ordine. All'arrivo degli agenti, per altro, la bambina è corsa dalla madre a portarle i soldi, lasciando così alle forze dell'ordine pochi dubbi sul suo coinvolgimento. Da qui la denuncia, per il reato di «impiego di minori per l'accattonaggio». Ieri, come detto, si è tenuto il processo.
Il legale della donna è anche riuscito a limitare i danni, ma la condanna era inevitabile: impossibile, davanti ai testimoni, sostenere che la bambina era lì per fare altro che non fosse aiutare la madre. Il giudice Pascucci è stato però magnanimo sul fronte della pena: venti giorni di reclusione, con sospensione condizionale.