Riva, muore bimbo prematuro: gli interrogativi
La madre e il padre vogliono chiarezza sui tempi e sapere se è stato fatto tutto il possibile
Una madre e un padre hanno perso il figlio. Sarebbe dovuto nascere tra tre mesi ma è morto prematuro. È successo sabato. E la madre Rita Melis, 38 anni, e il padre Masimiliano Murgia, 50 anni, entrambi di Riva del Garda, entrambi volontari della Croce rossa, vogliono solo chiarezza. «Non accusiamo nessuno - spiega Murgia - ma vogliamo sapere perché dalle 9 circa quando Rita è entrata in ospedale, è stata trasferita a Rovereto solo verso le 13. E perché, viste le sue condizioni, non è stato impiegato l'elicottero».
La madre, incinta di sei mesi, aveva delle perdite dalla mattina di sabato. I genitori hanno chiamato il 118 e l'ambulanza, che a quanto riferito dalla signora Melis non sarebbe arrivata tanto tempestivamente, ha portato la madre al Pronto soccorso all'ospedale di Arco. Lì è stata presa in cura dal reparto di maternità. Con la riorganizzazione sanitaria al sabato e alla domenica i punti nascita periferici sono depotenziati, e i casi anche solo un po' critici vengono inviati a Rovereto o Trento. Verso le 13, secondo il racconto della madre, la decisione di trasferirla in ambulanza all'ospedale di Rovereto, dove però il piccolo non ce l'ha fatta.
Arne Luehwink, primario di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Arco, ieri non ha voluto rilasciare dichiarazioni né entrare nei dettagli: «Ne parleremo - si è limitato a dire - con il direttore Luca Fabbri domani (oggi per chi legge). Posso solo dire che in questo, come in tutti i casi, seguiamo una procedura standard rigorosa».
Rita Melis racconta: «Mi hanno fatto aspettare mezz'ora in Pronto soccorso, poi mi hanno trasferito in Maternità, dove mi hanno fatto gli esami del sangue e una ecografia; avevo una fuoriuscita del sacco amniotico; il medico mi ha detto verso le 10 che mi dovevano trasferire d'urgenza ma mi hanno tenuto lì ore e solo verso le 13 hanno trovato l'ambulanza per Rovereto, ormai il bambino era sceso tutto. E poi una volta arrivata a Rovereto non c'è stato più niente da fare. Vorrei sapere se questa è una tempistica corretta, ecco. Vorrei sapere se davvero è stato fatto tutto quello che era possibile fare. Io non voglio soldi, non voglio pubblicità, vorrei solo che una cosa così non debba succedere mai più. Forse con un cerchiaggio si poteva salvare, credo che se Arco fosse più attrezzata certe cose non succederebbero».