Luca Zeni: il punto nascite di Arco non si può riaprire
L'assessore Zeni: «Il ministero ci vincola e chi raccoglie firme lo fa in malafede»
«Non si può riaprire il punto nascite di Arco, chi lo chiede o raccoglie firme per promuovere questa ipotesi, lo fa per disinformare o addirittura in malafede. E la scelta di chiudere non è stata nostra. Arriva dal Ministero ed è vincolante, c'è poco da fare».
La polemica costante che da mesi avvolge il caso «punto nascite» arcense è una spina nel fianco dell'assessore provinciale alla Salute Luca Zeni.
Un'esposizione mediatica costante, tra voli in elicottero non indispensabili, voli necessari ma mancati, trasferimenti in ambulanza di gestanti, mozioni dei consigli comunali e raccolte firme.
Quella promossa dal neonato comitato che chiede, appunto, la riapertura del «punto nascite» dell'Alto Garda, in cinque giorni ha raggiunto le 603 firme online, le 300 cartacee e proseguirà ad oltranza (questa mattina i banchetti saranno a Molina e Legos, in val di Ledro).
In più occasioni, pubbliche e social , lei ha parlato di «disinformazione». Chi la fa e perchè?
«Stanno raccogliendo firme per chiedere un cosa che non è possibile e non rientra nei nostri poteri. Questa non è disinformazione? Lo è anche far credere che chiudere il punto nascite ad Arco sia stata una scelta nostra. Sulla sanità abbiamo competenze "concorrenti" con lo Stato. Come non possiamo togliere la matematica dai programmi di studio, non possiamo tenere aperto un reparto che il Ministero ci dice di chiudere. C'è poi chi, come l'onorevole Ottobre, va in parlamento a dire che Arco viene chiusa per motivi economici. È falso. I soldi per proseguire erano già stanziati. Il ministro Lorenzin gli ha risposto che è un problema di sicurezza. Chi sostiene il contrario non dice cose vere».
Ce lo dica una volta per tutte. Vincolante o non vincolante la scelta di Roma?
«Vincolante e basta. Il parare della commissione è consultivo, ma quando esso viene fatto proprio dal Ministero la scelta del governo diventa vincolante. Autonomia non vuol dire indipendenza».
Vi accusano di non aver fatto tutto il possibile per salvare Arco.
«È una norma nazionale che indica in 500 i parti annui minimi per operare in sicurezza. Noi abbiamo fatto presente che in realtà particolari, come quelle trentine, ci sono possono essere altri criteri da considerare. Abbiamo ottenuto la possibilità di deroga, e le abbiamo chieste per tutti i punti nascita. Roma ha deciso di accogliere quelle per Cles e Cavalese. La volontà della Provincia era di tenere aperto anche Arco, ma non possiamo decidere noi».
Tutto questo non si poteva evitare portando Arco oltre la soglia dei 500 parti? Magari con quelli in arrivo dalle Giudicarie?
«Roma decide in base al pregresso, non alle ipotesi future. Inoltre abbiamo registrato un generale calo delle nascite e le donne delle Giudicarie, da sempre, preferiscono rivolgersi a Trento piuttosto che ad Arco. Non c'erano le condizioni per far crescere Arco, soprattutto da quando è stato necessario, sempre per motivi di sicurezza, accentrare i parti non fisiologici, quelli con qualche difficoltà».
La gente di Riva e Arco è «di città». Fa fatica ad immaginare la sua città senza un posto dove partorire. E fa fatica a capire perché Cles rimane aperto.
«Cles, tra quelli a rischio, era il punto nascite più vicino alla soglia dei 500 parti all'anno. Inoltre deve coprire un'area che arriva al Tonale. Dove in inverno ci possono essere tre metri di neve. Condizioni che incidono sulla deroga. Anche pensando all'ultimo centro della Val di Ledro non si arriva a condizioni paragonabili. L'altezza media dei vostri abitati è attorno ai 280 metri, per Cles siamo a 700 metri. Il ministero ha scelto alcuni parametri precisi: quota media, distanza, fidelizzazione dell'utenza, nel senso della facilità o difficoltà ad andare altrove».
Pesa il meteo ma Roma non valuta la coda eterna della Loppio-Busa?
«Ci rispondono che le code ci sono ovunque, anche in centro alla capitale. Il traffico non è considerato un fattore utile alla deroga. Noi abbiamo provato a spiegarglielo ma non è andata bene».