Uomo, 50 anni e senza lavoro Arco, l’identikit dell’utente Caritas
Le famiglie italiane che chiedono aiuto al «Centro di ascolto e solidarietà della Caritas» (Cedas) di Arco sono in crescita: 45 nuovi nuclei si sono rivolti ai volontari di piazza Canoniche nei primi due mesi del 2017.
I dati sono stati presentati dagli operatori presso l’oratorio San Gabriele, in presenza del direttore della Caritas provinciale Roberto Calzà, del responsabile del centro di Arco Romano Turrini e di numerosi parroci e religiosi del territorio, a compensare l’assenza di amministratori locali.
«I dati sono riferiti al 2015, si ripetono sostanzialmente uguali per il 2016 e siamo in grado di esprimere la tendenza di quest’anno, visti i numeri di questi primi due mesi» ha detto il volontario Cedas Claudio Cortese illustrando il bilancio che conta 150 nuclei familiari arrivati alla Caritas per far fronte a una quotidianità difficile.
Dei 72.000 euro registrati alla voce entrate, 70.000 sono stati spesi a fondo perduto in favore degli utenti, la cui composizione vede sia persone singole che famiglie numerose, italiani e stranieri in percentuale identica.
La parte più corposa degli aiuti, circa 27.000 euro, è arrivata da donazioni private: «C’è più generosità in giro di quanto si possa pensare in questi tempi di crisi e sfiducia - prosegue Cortese - infatti sono tante le persone che scelgono di diventare, possiamo dirlo, benefattori, anche con dieci o venti euro al mese». Un’altra quota cospicua delle entrate viene dal Comune di Arco, mentre la somma restante è l’insieme di contributi che vengono da Rurale Alto Garda, Comune di Dro, Caritas Diocesana e altri finanziatori minori ma non inferiori.
Le persone che si rivolgono al Cedas di Arco hanno bisogno per lo più di un aiuto economico per pagare affitto e spese condominiali, ragioni per cui sono stati elargiti oltre 20.000 euro.
Quasi 12.000 euro invece sono andati via per le bollette e le utenze, altri 8.000 per quelle comunali. Uno dei dati considerato più sconfortante è di 9.000 euro, destinati a pagare i buoni mensa ai bambini. Ci sono poi altre piccole spese di cui Cedas si fa carico per le famiglie: medicine, biglietti dell’autobus, integrazioni ai pacchi viveri.
Lo sportello in piazza Canoniche è aperto quattro pomeriggi a settimana e si avvale di 15 volontari, capitanati da Italo Santuliana. Il lavoro è spesso coordinato insieme ai servizi sociali. Un’altra funzione che svolge il Cedas è l’anticipazione del reddito di garanzia erogato dalla Comunità di Valle, che poi rifonde la Caritas delle cifre distribuite: il centro provvede ad anticipare gli importi concessi alla persone per ovviare alle naturali lungaggini burocratiche.
«In questa prima parte del nuovo anno abbiamo contato 45 nuovi nuclei familiari arrivati da noi, tutti italiani, che per ora sono l’80%» continua Cortese. Dalla relazione della Caritas provinciale è emerso che gli utenti dei Cedas trentini sono per tre quarti stranieri, proporzione smentita ad Arco, dove Italia ed estero si equiparano ormai dal 2013.
«La crisi ci ha portato molte persone con un’età media più alta, sopra i 50 anni, spesso perché perdono il lavoro - hanno detto da Caritas provinciale - e il 60% sono uomini. Le povertà non solo economiche - continuano - ma anche di natura relazionale. Di frequente, in caso di persone di origine italiana, alle spalle ci sono problematiche e conflitti legati alla vita di coppia». I dati arcensi saranno aggiornati a metà del 2017 per mostrare la tendenza parziale.
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