Scivola sul sentiero e muore Addio a Isidoro Segalla
È morto sui «suoi» sentieri, quei sentieri di cui si prendeva cura da anni quasi fossero suoi figli e dove tornava praticamente ogni giorno, armato «de pic e bail» . Precipitato per oltre 200 metri lungo il ripido pendio erboso sottostante il sentiero 413 che tagliando la montagna collega il rifugio «Nino Pernici» con Bocca Saval. Forse ieri mattina, forse già lunedì o addirittura domenica, da quando la sua Suzuki «Swift» era parcheggiata a Malga Trat. Ma lui era un solitario e l'allarme è scattato solo ieri quando un turista tedesco ha notato uno zaino abbandonato 50 metri sotto il percorso ed è corso ad avvisare il gestore del «Pernici» Marco De Guelmi. È stato lui poco dopo a ritrovare e poi vegliare il corpo senza vita di Isidoro «Doro» Segalla, 71 anni, alcune centinaia di metri a valle del tratto finale del sentiero 413.
Una tragedia che al momento non ha una spiegazione ufficiale. Potrebbe essere stato un malore a fargli perdere l'equilibrio in un tratto leggermente esposto (poco più avanti, verso Bocca Saval, negli anni scorsi è caduta ed è morta una turista tedesca) o «il Doro» potrebbe essere scivolato mentre lavorava e il volo avergli procurato ferite poi risultate letali.
Isidoro «Doro» Segalla, 71 anni, originario di Lenzumo, viveva da alcuni anni a Tiarno di Sotto. Una persona molto conosciuta in valle per via della sua passione per i monti ledrensi e la loro storia. Ignote sono per il momento le cause del decesso, scoperto dal gestore del rifugio «Pernici» Marco De Guelmi, che ha vegliato la salma fino all'arrivo dei colleghi del Soccorso Alpino, dei Vigili del fuoco e dei Carabinieri di Riva, ma certo è che durante la bella stagione su quei crinali e sulle vette «Schützen Doro» - così come veniva soprannominato Segalla per via dell'appartenenza alla compagnia Schützen della val di Ledro - era solito trascorrere le sue giornate, impegnato in attività di sistemazione e ripristino delle vecchie trincee e dei camminamenti dove durante la Prima guerra mondiale Standschützen e Kaiserjäger austriaci avevano costruito le loro postazioni. Un lavoro gratuito e proprio per questo prezioso, fatto di lunghe ore sotto il sole o la pioggia, spesso su costoni impervi e difficilmente accessibili, che Isidoro Segalla, classe 1947, stava donando alla sua terra con orgoglio e convinzione, per civico senso del dovere e passione verso le vicende che 100 anni fa avevano segnato questa parte di Trentino.