Il Sarca trasformato in discarica Raccolta una montagna di rifiuti
C’era di tutto e buona parte era sotterrata, coperta da terra e limo. Resti di biciclette, copertoni, camere d’aria, lamiere, portabici e persino batterie d’auto e di un trapano e un contenitore d’olio. Senza contare confezioni di plastica e bustine di integratori alimentari in gel usati dalle centinaia e centinaia di ciclisti che percorrono la ciclabile e li abbandonano nel primo posto dove capita invece che metterseli in tasca e riportarli a casa, cosa che in fin dei conti costa praticamente nulla in termini di fatica.
Dalla foce del Sarca al Cantiere 26 una montagna di rifiuti raccolti con pazienza e dedizione dai 110 volontari che per tutta la mattinata di ieri sono stati protagonisti della giornata ecologica «La Sarca nuda», organizzata dall’associazione «Rotte Inverse» con la collaborazione attiva dell’associazione Abilmente di Dro, del Comitato Salvaguardia Olivaia, del Gruppo Ecovolontari, del Gas Arcobalena, Cantiere 26, Smarmellata, Ecosister e la Scuola nel Bosco di Riva del Garda, testimonianza reale e concreta di una rete sociale che funziona.
Oltre cento volontari, intere famiglie con bambini, tutti «armati» solo di guanti, sacchetti per raccogliere i rifiuti e buona volontà che hanno ripulito le sponde del Sarca da una montagna di rifiuti altrimenti destinata a finire col tempo nelle acque del lago. La maggior concentrazione è stata riscontrata nella zona di Pratosaiano con la presenza di alcuni teli e di rifiuti di fatto «sotterrati» dalle piene del fiume, dalla terra e dal limo.
È la prima volta in assoluto che l’associazione «Rotte Inverse» (attiva da tempo con varie iniziative in difesa dell’ambiente e per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di un cambiamento di rotta nello stile di vita) propone un evento di questa portata. «C’è stata una grande partecipazione e questo ci ha un po’ spiazzati - afferma il presidente Daniele Monetti - Quantificare quanto è stato raccolto è un po’ difficile ma sicuramente quattro o cinque volte più di quanto avevamo previsto. Nella zona di Pratosaiano c’era tanta di quella roba che non siamo riusciti a raccoglierla tutta. E abbiamo potuto vedere solo la parte superficiale, chissà cosa c’è sotto».
L’unico aiuto che hanno avuto e voluto dall’ente pubblico sono stati i bidoni per stoccare i rifiuti forniti dalla Comunità di Valle. «Per il resto - sottolinea ancora Daniele Monetti - ci siamo arrangiati da soli, lo abbiamo voluto noi perché vogliamo essere slegati da una politica che pensa di realizzare centri natatori da decine di milioni di euro sacrificando terreni agricoli e non si accorge di situazioni del genere».