Riva-Ledro, in bicicletta dalla spiaggia al lago alpino (aspettando la Mori-Torbole)
Il sogno che è stato di tanti ciclisti, anche di altre generazioni, piano piano si è realizzato. Da qualche giorno è infatti possibile andare in bicicletta dal lago di Garda al lago di Ledro senza incrociare una strada, e quindi senza sfidare il traffico turistico ma neppure quello pesante che non manca mai sulle nostre strade.
Negli anni Novanta, quando la strada del Ponale venne chiuse e fu realizzato il doppio tunnel «Agnese» e «Dom» per la val di Ledro, pedalare tra Riva e Molina era semplicemente impossibile. O ci si avventurava nel tunnel (qualche pazzo l’ha fatto, cinque chilomeri di salita a pieni polmoni in mezzo ai tubi di scarico) oppure si affrontavano percorsi montani da professionisti delle mountadin bike (quando ancora non esistevano) scavalcando i monti tra Campi e Concei, o tra Tremalzo e Tremosine.
Poi la Ponale divenne percorso turistico aperto alle bici, nel frattempo venne realizzato il primo tratto di pista ciclabile in val di Ledro e chi voleva - pur prendendosi qualche rischio - poteva finalmente pedalare da un lago all’altro. L’anno scorso sono stati completati altri interventi, sia sulla Ponale (con la netta separazione tra spazi per le bici e per i pedoni) sia sulla ciclabile ledrense (con la sistemazione di alcuni tratti e la rettiffica di un paio di tornanti abbastanza “impossibili”). Ora l’ultimo tassello, cioè l’apertura del nuovo tratto di ciclabile che dalla fine della vecchia strada del Ponale porta direttamente sull’altro versante della valle all’imbocco della ciclabile ledrense. È una bypass, una “bretellina” - come è stata definita - che taglia di netto il tratto di statale che finora bike e escursionisti dovevano percorrere in condizioni di reale insicurezza.
Il nuovo tracciato scavalca il torrente Ponale con il nuovo ponte. Una soluzione della quale si parlava ormai da cinque anni e che era stata programmata dopo aver escluso altre soluzioni troppo onerose o impattanti. È stata ripristinata la vecchia mulattiera che saliva dallo storico porto del Ponale (in passato uno dei collegamenti tra Ledro e il resto del mondo).
«L’opera ci interconnette perfettamente con il Garda - commenta Maria Demadonna, presidente dell’Apt di Ledro - siamo ora in grado di offrire ai nostri ospiti un collegamento in totale sicurezza evitando ai bikers di dover percorrere la statale».
A proposito di interconnessioni è evidente che il potenziale di tutto il “sistema Ponale” crescerà ulteriormente quando il “sentiero” sarà collegato alla «Ciclabile del Garda». Due tracciati molto diversi tra loro, per pendenze, sviluppo, paesaggi, ma che proprio per questo potrebbero completarsi efficacemente. Gli operatori e gli amministratori altogardesani premono sulla Provincia perché avvii i lavori di realizzazione del primo lotto, già in appalto, che si svilupperebbe in buona parte sui “relitti stradali” della vecchia Gardesana. Il secondo lotto è in avanzata progettazione (lo ricordava l’assessore provinciale al turismo Roberto Failoni proprio agli operatori impazienti), per il terzo c’è ancora una discreta incertezza, sia per i costi che per i tempi e senza dimenticare l’ostacolo non proprio da nulla della «Casa della Trota».
Altro fronte aperto - per quanto riguarda proprio i collegamenti ciclabili - resta quello tra Nago e Torbole. La ciclabile che giunge da Mori (partendo da quella lungo il fiume Adige) finisce a passo San Giovanni. Di lì migliaia di ciclisti (ormai ogni giorno) percorrono prime le strade di campagna di Nago e poi la pericolosa discesa stradale della «Nago Vecchia», tra buche, tombini, dissuasori. Gli infortuni sono frequenti, mentre il dibattito sulla realizzazione di un vero collegamento ciclabile tra il passo e il lago langue da sempre. Esiste la strada cementata che scende verso le Busatte, così come quella sterrata della Maza vecchia che approda a Pratosaiano. Permettere a chi arriva dalla Vallagarina di scendere al Garda in sicurezza sarebbe un altro bel colpo per le anni a venire.