Troppi kitesurf dal Trentino Malumori a Malcesine contro chi sconfina sul Garda
Il "sasso" lanciato dalla mano del consigliere comunale con delega allo sport del Comune di Malcesine Christian Chincarin i è molto pesante. Aggiungete che il tutto viene ulteriormente "appesantito" dalle parole dello storico presidente della Fraglia Vela di Malcesine Gianni Testa e si capirà il perché. «Smettetela di usare il nostro lago» titolava l'Arena di Verona ieri a sei colonne riferito alla pratica del kitesurf, ossia dei kitesurfer che dal Trentino sconfinano in Veneto ma anche in Lombardia per praticare il loro sport preferito.
Il kitesurf è cresciuto in meno di una decina d'anni esponenzialmente, quasi come il windsurf agli albori di quello che ormai da anni è sport olimpico e veniva bistrattato ovunque. Salvo poi accorgersi che erano soldi e allora, se " pecunia non olet ", avanti. Oggi è il kitesurf che fa business, basti solo pensare che un lift, ossia il trasporto dalla costa alla zona dove si può praticare costa 35 euro a persona. E più le barche portano persone più si guadagna, oppure via con tanti gommoni in un su e giù, un avanti e indietro che alla fine della giornata riempie le casse.
Mirco Genco è direttore della scuola Kite di Marco Segnana e alle affermazioni di Chincarini e Testa risponde così: «Credo che Chincarini abbia inteso lanciare un segnale alla nostra Provincia - risponde - perché anche loro salgono di mattino in Trentino per scaricare i kitesurfer che poi scendono col vento da nord. Cosa si deve fare? Creare una zona riservata solamente ai kitesurf che io ipotizzo da Capo Reamol verso il Brione, ma è chiaro che ci si deve confrontare con i Circoli velici e i giorni di regata di ciascuno. La richiesta di imparare a surfare col kitesurf è in continuo aumento, però noi si dice di stare attenti, di non invadere i campi di regata della vela ma è chiaro che tutto sta aumentando notevolmente e serve regolamentare perché oggi c'è ressa».
Più o meno sulla stessa linea si trova il presidente del Circolo Surf Torbole Armando Bronzetti , kitesurfer egli stesso ma che riconosce come sia difficile trovare un accordo che soddisfi tutti. «Un corridoio dedicato? La vedo dura - replica Bronzetti - perché il lago è stretto. Quanto, poi, largo e lungo? Non ci stiamo con le regate figuratevi col kitesurf. Stiamo già quasi litigando per i nostri campi di regata, ci sono continue sovrapposizioni tra i Circoli e poi, diciamocelo chiaro, in ballo ci sono soldi che arrivano con l'indotto. Parliamo di un milione di persone legate all'attività velica con tutto quello che ci gira attorno, e tutti noi abbiamo pareri diversi.
Il Circolo Surf Torbole ha la sua scuola e la nostra è più attività didattica che altro, ma per gli altri è chiaro che è business. Dove c'è kitesurf finisce la vela, stop. Parlate con un velista che quando vede il "muro" di kitesurfer a Navene vira e torna a nord, finirci in mezzo è davvero pericoloso, soprattutto se ti trovi a tu per tu con un neofita che di boe, precedenze in acqua o altro non sa nulla». Insomma, il lago non è più così grande e, soprattutto, sempre più diviso tra le tre regioni che ne hanno la competenza. Ma non si parlava di un Brand unico?