In bicicletta da Arco a Budapest a caccia di rifiuti di plastica da raccogliere
Nuova missione per Raffaele Fanini e Sara Mazzarella che hanno lanciato il «Plastic Free Ride»: ora stanno percorrendo l'Europa centrale, dopo altri due viaggi in cui hanno rimosso l'immondizia lungo le ciclabili da Torbole a Rimini, fra Riva del Garda e Lucca, dai Lessini al Salento. «Non viaggiamo a impatto zero, ma meno uno! Questo ci permette di vedere scorci e paesi che sicuramente si perderebbero dall'auto. Qui all'estero le strade sono più pulite rispetto all'Italia e le ciclabili più presenti e curate».
ARCO. L'attenzione alla sostenibilità va in vacanza con Raffaele Fanini e Sara Mazzarella che, grazie al loro progetto «Plastic Free Ride», raccolgono i rifiuti attraversando paesaggi mozzafiato. Raffaele, cresciuto a Torbole ma da anni residente ad Arco, e la compagna Sara, originaria di Lucca, hanno deciso nel 2019 di intraprendere i loro viaggi in sella alle biciclette e, muniti di pinze e carrelli, rendono liberi strade e sentieri diretti alle loro mete.
Un gesto concreto per difendere l'ambiente naturale dall'accumulo di plastica e materiali inquinanti.
Rimossa l'immondizia lungo le ciclabili che da Torbole portano a Rimini, il secondo viaggio si è concentrato tra Riva del Garda e la città lucchese, per raggiungere nel 2021 Santa Maria di Leuca nel Salento dai monti Lessini.
Pochi giorni fa sono partiti dal cuore di Arco diretti a Budapest: giungeranno nella capitale ungherese dopo aver pedalato lungo le vie di Trento, Innsbruck, Salisburgo, Linz, Vienna e Bratislava.
«Fare quello che facciamo ci trasmette tanta soddisfazione - spiegano Raffaele e Sara - sia durante la pedalata sia al termine della giornata. Ci fa bene sapere di aver viaggiato in modalità green, senza prendere altri mezzi di trasporto e raccogliendo la spazzatura sulle strade. Non viaggiamo a impatto zero, ma meno uno! Questo ci permette di vedere scorci e paesi che sicuramente si perderebbero dall'auto. Dato che Google Maps segna solitamente le strade principali, noi pedaliamo sulle secondarie e ci lasciamo catapultare in panorami incredibili. Al momento stiamo ammirando parecchie stalle e piccoli centri immersi nella campagna».
La voglia di testare la differenza che i diversi Paesi d'Europa mostrano in merito alla tematica ambientale li ha spinti a unire il fascino nutrito per Budapest alla loro missione ecosostenibile.
«Siamo piacevolmente stupiti dalla pulizia dei paesaggi - sottolineano - è tutto molto curato e la quantità delle ciclabili è impressionante, persino nelle zone industriali le piste ciclabili sono molto pulite, rispetto all'Italia il paragone non regge. Finora abbiamo raccolto pochi rifiuti e specialmente nei punti di raccordo tra le varie ciclabili dove si intersecano i passaggi delle auto. Questo evidenzia che l'automobilista è senz'altro il più maleducato in strada. Il ciclista medio è più rispettoso in Germania e in Austria, i tratti da noi percorsi sono risultati puliti, senz'altro privi della miriade di barrette energetiche e di mascherine che troviamo in Italia. La pecca? Le centinaia di lattine di Red Bull, bevanda energetica di origine austriaca».
L'attrezzatura a disposizione è la stessa utilizzata durante la prima avventura: la bici di Raffaele è stata allestita mediante un carrello porta spazzatura sul retro, mentre a quella di Sara il contenitore è stato agganciato davanti al manubrio.
«Non abbiamo più le bici vintage ma siamo passati alle gravel - specificano i due ciclisti - in questo modo possiamo percorrere strade sterrate senza essere vincolati all'asfalto, ed è stupendo. L'organizzazione della nostra raccolta ha una sintonia ormai rodata: chi si trova davanti segnala i rifiuti alla persona che pedala alle sue spalle. Siamo curiosi di vedere, al termine del nostro viaggio, quale sarà il bilancio sostanziale. Viaggiare così ci rende felici e grati per ciò che ci circonda».