Giorgia Perini: dalle aule del „Depero“ al palco di Eros Ramazzotti
La giovane trentina è la videomaker ufficiale per il tour mondiale del cantante: si parte da Los Angeles
ARCO. Mentre si destreggia sul palcoscenico per catturare l'inquadratura perfetta, Giorgia Perini, ventinovenne di Arco, tocca il cielo con un dito pur restando salda a terra. D'altronde si sa, i sogni non hanno frontiere nella mente di chi ha imparato ad inseguire le proprie idee.
Con il fuoco di quella passione con cui, a cinque anni, amava filmare il papà durante le fiere locali, Giorgia lavora da giugno al fianco di Eros Ramazzotti, videomaker per il tour mondiale dedicato a «Battito Infinito», il nuovo album del cantante.
Dopo aver approfondito grafica pubblicitaria, fotografia e cinematografia al «Depero» di Rovereto, è volata in Inghilterra dove ha vissuto tra il disegno digitale e la post-produzione, laureandosi con il massimo dei voti alla Staffordshire University di Stoke On Trent nel maggio 2017. Alla fine del 2017 L'Adige le aveva dedicato la nona intervista dell'allora neonata rubrica «Passioni Giovani» raccontando la vittoria di due nomination agli «Royal Television Awards» di Birmingham, annuale appuntamento che premia professionisti in grado di portare originalità nelle creazioni televisive.
Tornata in Italia, ha iniziato a lavorare con aziende territoriali e non, lasciandosi trasportare dalle esperienze più varie. Oggi, all'alba, ha preparato i bagagli: domenica, a Los Angeles, inizierà il tour di Ramazzotti, le cui tappe americane dureranno sino all'11 dicembre. La musica riprenderà la scena il 4 febbraio a Lisbona e, anche nel 2023, vedrà la giovane Perini presenziare al dietro le quinte: spegnerà le trenta candeline accanto ad Eros Ramazzotti, il suo mito.
Quali tappe ti hanno condotta a questa avventura?
«Macchine fotografiche e videocamere mi hanno conquistata in tenera età. Merito delle esperienze raccolte sin da bambina quando, nell'accompagnare mio padre alle fiere, venivo sollecitata a filmarlo. La curiosità di sapere e conoscere in profondità più di quanto riuscivo ad osservare ad occhio nudo mi ha sempre emozionata. Negli anni ho vissuto molti momenti formativi, come il lavoro in Arabia Saudita dove ho lavorato con una troupe femminile specializzata in matrimoni, sino alla collaborazione con alcun ragazzi di Genova, in ambito sportivo. Questa professione consente di stringere amicizie durature, è tutt'altro che individuale: sono fortunata e me lo ripeto negli attimi di stanchezza e stress: faccio un lavoro che mi piace e mi permette di viaggiare parecchio, non posso che essere entusiasta».
Com'è nata la collaborazione con Ramazzotti?
«Ha studiato il mio metodo di lavoro; mi ha vista lavorare e, dopo aver apprezzato un mio montaggio della durata di un minuto, mi ha contattata chiedendo se fossi disposta a viaggiare il mondo con lui per narrare a 360° gradi il suo tour. Ero talmente stupefatta che il manager si è sentito in dovere di richiamarmi! Credo che Eros veda in me il giovane ragazzo all'inizio della sua carriera, proveniente da una realtà di provincia. A giugno ho seguito le sue ospitate, ovvero i duetti frutto dell'invito di un artista, come avvenuto con Laura Pausini al concerto "Una. Nessuna. Centomila", nell'Arena Campovolo di Reggio Emilia. Il 15 settembre ha preso vita il tour dell'anteprima del nuovo disco a Siviglia, prima data ufficiale in cui ho avuto l'occasione di lavorare con mia sorella (gemella) Diana, da make-up artist ha truccato Ramazzotti. È stato magico condividere con lei la mia emozione. Oggi parto per l'America, vi resterò fino a metà dicembre».
Avevi qualche timore al pensiero di lavorare con una persona così nota?
«La preoccupazione iniziale era dovuta all'aspettativa di trovare, in Eros, il cantante che ho sempre stimato. Così è stato: è una persona vera, ama trascorrere il tempo con la troupe tanto da mangiare in trattoria con noi. Questo per me è più di un lavoro: significa avere la possibilità di osservare, in maniera professionale e scrupolosa, la vita di un'artista. Da subito, Eros mi ha messa a mio agio, riconosce ciò che fai, dà attenzione e spazio alla tua parole e, soprattutto, condivide. Per lui nessuno, di noi addetti ai lavori, è un numero».
In che modo si struttura il tuo lavoro?
«Registro sempre: prima delle prove, durante il concerto. La disponibilità alle riprese è costante, ma le tempistiche sono importanti e cogliere l'istante premia la narrazione nella sua verità. Non mancano i momenti di stress: lo spettacolo è tale perché ambisce alla perfezione ed io mi trasformo in un saltamartino. Riguardare, montare e andare a dormire all'alba ormai parte di me. La stanchezza non la sento, lo faccio più che volentieri e ripeto: sono grata per tutto questo. Sto realizzando molti video, alcuni dei quali diverranno un documentario sulla vita di Ramazzotti».
Le tue aspettative hanno incontrato la realtà?
«Assolutamente, anzi evito di soffermarmi troppo su ciò che sto vivendo per non alimentare l'agitazione. Voglio godere diogni minuto. Da un momento all'altro può cambiare tutto, ma con impegno e costanza i risultati si intravedono lungo il cammino. Apprezzare ciò che si ha consente di accogliere a braccia aperte, con stupore e meraviglia, quello che arriva».