Siccità, limitata al minimo l’uscita delle acque del Garda nel fiume Mincio alle chiuse di Salionze
Il livello è stabile attorno ai +44 centimetri sopra lo zero idrometrico, mentre la media di febbraio sarebbe tra i +70 e i +120 centimetri. Si apre così il dibattito sulla proposta di apportare l’acqua dal fiume Adige attraverso il tunnel scolmatore
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LAGO DI GARDA. Limitata al minimo l'uscita delle acque del lago di Garda nel fiume Mincio alle chiuse di Salionze: da 14 metri cubi al secondo si è passati a 9, il cosiddetto "Deflusso minimo vitale". Ed era tanti anni che non si faceva. L'obiettivo è trattenere nel Garda quanta più acqua possibile visto che poi in estate ne servirà tantissima per irrigare le campagne mantovane per le coltivazioni agricole. L'ha deciso l'Autorità di bacino del fiume Po martedì 14 febbraio.
«È una delle misure prudenziali decise al Tavolo Livelli del lago - ha spiegato il sindaco di Nago Torbole, Gianni Morandi, che ne è componente per la parte trentina - per trovarci preparati soprattutto se dovesse continuare il periodo di siccità». Ora il livello del lago è a quota +44 centimetri sopra lo zero idrometrico (che è la quota alla quale l'acqua inizia a defluire nell'emissario Mincio) e da un paio di mesi è fermo attorno a questa cifra; per dare un'idea degli scorsi anni, il 19 febbraio 2022 era a quota +107; il 19 febbraio 2021 a +121; nel 2020 a +126; nel 2019 a +120; nel 2018 a +67; nel 2017 a +108; nel 2016 a +67; nel 2015 a +107; nel 2008 a +73; nel 2004 a +79.
Fanno parte del Tavolo Livelli rappresentati della Comunità del Garda, di Aipo (Agenzia interregionale per il fiume Po) e dei consorzi di bonifica e irrigui. Sulla proposta di portare acqua nel Garda dal fiume Adige (leggasi articolo a destra) usando l'omonima galleria Adige- Garda il sindaco di Nago Torbole è cauto. Un conto è uno o due giorni di apertura in caso di piene potenzialmente disastrose dell'Adige e un altro sarebbe una apertura di due mesi per la quale «andrebbe fatto un accurato lavoro di analisi sull'impatto non solo idraulico ma anche naturalistico, biologico per l'intero ecosistema complesso del Garda», ha detto Morandi.
«Dell'uso dello scolmatore Adige-Garda se ne parla da 10 anni e il problema non è l'acqua dell'Adige che è buona, semmai va fatto un ragionamento ad ampio raggio cercando di capire se un uso di 2 mesi possa alterare l'equilibrio dei bacini idrografici sia del fiume sia del Benaco. Il lago non è una cisterna ma un ambiente naturale delicato». Il sindaco ha sottolineato che intanto è stato diminuito il deflusso dal Mincio; e poi «al Tavolo è anche emerso che il settore agricolo sta sperimentando cambi di colture introducendo specie meno bisognose di acque e approntando sistemi d'irrigazione che puntano al risparmio».
Preoccupata Cristina Santi, sindaca di Riva e vicepresidente della Comunità del Garda (ente che unisce tutti i comuni del lago, quelli della sponda trentina, i veneti e i lombardi): «Il Garda è basso; la siccità è un problema non solo per il lago ma anche per l'agricoltura e gli acquedotti; inoltre è nevicato poco. Il sindaco di Nago Torbole sta facendo un buon lavoro al Tavolo Livelli della Comunità del Garda. Auguriamoci che piova per bene».
In questo giorni anche la presidente della Comunità del Garda, Maria Stella Gelmini ha preso posizione: «Viviamo una stagione senza pioggia e con poca neve, sull'agricoltura rischiano di esserci pesanti ripercussioni: la proposta del ministro Lollobrigida di una cabina di regia nazionale sul tema - ha detto sabato 18 febbraio a L'Arena - potrebbe dare un contributo importante, a patto che vengano coinvolte anche Regioni ed enti locali».
«Lo scorso anno - ha dichiarato sempre a L'Arena Filippo Gavazzoni, co-vicepresidente della Comunità del Garda e assessore di Peschiera - partendo con la stagione irrigua a +95 cm, con i livelli del lago abbiamo concluso a +20 cm limitando per così dire le perdite e ci siamo fatti una bella esperienza nell'anno più caldo e siccitoso mai registrato dal 1800 con il 30% in meno di pioggia. Oggi abbiamo messo con buon anticipo tutti le carte sul tavolo e la disponibilità comune è quella di provare a ragionare sulla quantità e qualità dell'acqua non a reparti stagni ma come area territoriale vasta».