L’ex consigliere rivano Ferraglia devolve ai frati di Arco 200 euro per evitare il processo
L’ex capogruppo della Lega di Riva del Garda aveva colpito al volto il consigliere di minoranza del Pd Gabriele Bertoldi, lo scorso agosto. Ora arriva la chiusura del contenzioso giudiziario e il ritiro della denuncia a fronte di un obolo in beneficenza al Convento dei Cappuccini di Arco
IN AULA La zuffa in Comune finisce dal giudice
IL FATTO Alta tensione in capigruppo: Ferraglia (Lega) colpisce Bertoldi (Pd)
CONSEGUENZE Ferraglia: «Ho sbagliato, chiedo scusa e me ne vado»
RIVA DEL GARDA. È un copione che si ripete, in tutti i sensi. Da una parte esponenti di maggioranza o addirittura di giunta rei di aver aggredito colleghi di minoranza, in entrambi i casi consiglieri del Partito Democratico. Dall'altra la chiusura del contenzioso giudiziario e il ritiro della denuncia a fronte di un obolo da devolvere in beneficenza.
A dicembre era stato il caso tra l'ex assessore o oggi consigliere di Fratelli d'Italia Silvio Salizzoni e il collega consigliere Alessio Zanoni a diventare di dominio pubblico; oggi è la volta di un altro procedimento scaturito dalla denuncia di Gabriele Bertoldi (consigliere del Partito Democratico) dopo le minacce e la famosa mano sul viso ad opera dell'ex capogruppo e consigliere della Lega Vittorio Ferraglia, il pomeriggio del 2 agosto scorso.
L'ultima vicenda è stata archiviata seguendo la stessa linea della prima: offerta da parte di Ferraglia di circa 200 euro al convento dei Frati Cappuccini di S. Martino di Arco, ritiro della querela, niente processo davanti al giudice di pace e patto di riservatezza tra le parti, tanto è vero che l'esponente dem non proferisce sillaba rispetto a questa vicenda e la notizia trapela da ambienti della maggioranza.
Il caso fece scalpore, non solo tra le mura di Palazzo Pretorio e del consiglio comunale, tanto da spingere la stessa sindaca Cristina Santi a prendere le distanze dal suo compagno di partito e a condannare fermamente il suo comportamento: «Considero inqualificabile l'atteggiamento del consigliere Ferraglia. Come sindaco di Riva del Garda, a prescindere dagli schieramenti, condanno fermamente questo modo di fare politica, e ogni manifestazione di violenza e di intolleranza» aveva messo nero su bianco la prima cittadina.
E Ferraglia, il giorno dopo l'accaduto, si era dimesso da tutti i suoi incarichi (era anche presidente della commissione consiliare Covid) domandando pubblicamente scusa e ammettendo le sue responsabilità. Il fatto è avvenuto il 2 agosto scorso, conferenza dei capigruppo per stabilire la scaletta della futura seduta di consiglio.
In ballo c'è una variazione di bilancio da 2,5 milioni di euro per il primo tratto cittadino della Ciclovia del Garda, da via Monte Oro a Largo Bensheim, argomento sul quale il Pd aveva sollecitato giunta e maggioranza a fermarsi, aveva presentato la richiesta di un consiglio d'urgenza che però era stata respinta dal presidente Mamone. Alla conferenza dei capigruppo ci sono quasi tutti i consiglieri Pd (manca solo Mosaner), gli animi si surriscaldano e improvvisamente Ferraglia si alza dalla sedia e mette una mano in faccia a Bertoldi. Il tutto immortalato da un telefonino.