Presunto femminicidio a Riva, tutto rinviato perché manca la traduzione degli atti in rumeno
A un anno esatto dalla richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura di Rovereto. si va a luglio, dopo l'udienza in tribunale a Rovereto per il caso di Maria Rosca, la donna moldava di 46 anni precipitata dalla finestra al terzo piano di uno stabile di via Fiume
RIVA DEL GARDA. A un anno esatto dalla richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura di Rovereto, a nessuno è venuto in mente di tradurre gli atti in rumeno, la lingua madre dell'imputato, magari pensando che la sua lunga permanenza in Italia gli avrebbe consentito comunque di comprendere le accuse mosse a suo carico. Ma il particolare è sostanziale, sempre, ancor di più in un procedimento pesantissimo per presunto «omicidio volontario, che nel caso specifico sarebbe un femminicidio. Risultato? Nulla di fatto, tutto rinviato al prossimo 18 luglio. Questo l'esito dell'udienza in tribunale a Rovereto per il caso di Maria Rosca, la donna moldava di 46 anni precipitata dalla finestra al terzo piano di uno stabile di via Fiume, in pieno centro a Riva del Garda. Morte che, secondo la Procura della Repubblica di Rovereto, sarebbe stata causata dal compagno, un cittadino rumeno di 48 anni che conviveva con lei. Il difetto di notifica degli atti all'imputato ha fatto sì che il suo legale d'ufficio, l'avvocato Fabrizio Casetti, chiedesse un inevitabile rinvio dell'udienza, cosa che il gup (la dottoressa Mariateresa Dieni) ha ovviamente concesso. Il fatto di sangue è avvenuto la sera del 30 gennaio 2022, poco dopo le 22.30. Maria Rosca precipita dalla finestra al terzo piano dello stabile di via Fiume e qualche ora più tardi muore a Trento, al S. Chiara, dov'era stata trasferita d'urgenza. In un primo momento gli inquirenti pensano a un gesto estremo ma il racconto del compagno, che si trovava all'interno dell'appartamento, non convince chi deve fare chiarezza sull'accaduto. L'analisi delle immagini e soprattutto dell'audio delle telecamere della videosorveglianza dimostrano che c'è stata una discussione molto animata tra i due prima della tragedia. E l'autopsia disposta dal sostituto procuratore Fabrizio De Angelis evidenza sul corpo della donna alcune lesioni compatibili con una collutazione tra i due più che per gli esiti della caduta da un'altezza di circa 15 metri.