Dalla Laguna a Berlino, l’arcense Alberto Pirrelli campione di beatboxing con l’amico Matteo Pace
Il 23enne, in arte “Albo”, si esibisce spesso in coppia con il bolzanino “Dynamatt” per rappresentare il Trentino Alto Adige. In gara, con la voce e il movimento della bocca, riproduce suoni di varia natura: «Stare sul palco inizialmente spaventa, poi si trasforma in una bellissima ossessione: percepisco l’impianto audio che mi trascina e fa vibrare tutto attorno a me»
IL VIDEO La forza di una performance di beatbox con "Albo" di Arco
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ARCO. Il ventitreenne Alberto Pirrelli di Arco (in arte "Albo", a sinistra in foto copertina) si è laureato nei giorni scorsi campione italiano di beatboxing, disciplina che onora la capacità di riprodurre i suoni di una batteria e di altri strumenti con il solo utilizzo della voce e della bocca.
In coppia con il bolzanino Matteo Pace (in arte "Dynamatt") è salito sul gradino più alto del podio nella categoria Tag Team 2024 ai campionati di Venezia, elogiando una forma di espressione che, nel bel Paese, sta cominciando a dare i frutti della semina di fine anni Novanta proprio in questi ultimi anni.
I precursori del genere? I trovatori francesi, poeti-musicisti che nel Medioevo vagavano per le strade eseguendo i componimenti armonizzando la musica a una sola voce e per dare un senso di profondità (aiutati soltanto, e non sempre, dal liuto). Il giovane arcense è nato a Rovereto ma risiede da tempo nell'Alto Garda con la sua famiglia: tra un esame e l'altro di graphic design all'Accademia delle belle arti Laba di Rovereto, si diletta nella ricerca di nuove sonorità. La vittoria in laguna porterà il duo regionale ai mondiali di Berlino.
Quando hai scoperto il mondo del beatbox?
«Era il 2014, ho iniziato a guardare dei videoclip online, semplici tutorial per capire come funzionasse. Con il passare del tempo mi sono interessato ad alcuni canali ufficiali esteri dedicati ai video di competizioni e show che mi hanno fatto appassionare e incuriosire».
È stato complicato imparare?
«Ho cominciato per gioco ed essendo molto portato ad apprendere nuove competenze non mi sono posto il problema della difficoltà. All'inizio, la parte più complessa è riuscire a coordinare voce e bocca in una modalità totalmente inedita, un po' come imparare da zero uno sport oppure un movimento fisico mai fatto. Si è soliti imparare da autodidatti ma, nella maggior parte dei casi, il primo step è tentare di imitare i suoni e i beat (il singolo ritmo, ndr) prodotti da beatboxers famosi, così da ripetere determinate sequenze sonore».
Quali sono i segreti per una riuscita che sappia sorprendere chi ascolta?
«Per una buona performance sia dal punto di vista artistico, dunque di puro spettacolo, sia dal punto di vista competitivo, è necessario differenziarsi dagli altri artisti e trovare quel qualcosa che ti renda particolare, con il quale tu possa esprimere te stesso/a in modo personale e impattante. Dalle musicalità standard alle intonazioni vocali, dai suoni speciali alle percussioni ritmiche estremamente coinvolgenti».
Quando hai deciso di cimentarti nelle competizioni ufficiali?
«Decisi di iscrivermi per partecipare a una selezione nazionale durante l'estate 2019. Registrai un video di me stesso della durata di un minuto e mezzo (ad essere sincero mi imbarazza molto ora, riguardarlo!) e rientrai nella classifica finale dei quaranta migliori beatboxers d'Italia. Solo qualche mese dopo, in novembre, mi esibii per la prima volta sul palco superando addirittura la fase eliminatoria. Poi, purtroppo, venni malamente sconfitto da colui che quell'anno diventò campione».
Esistono differenti generi?
«Il beatbox permette di sfruttare a pieno le tue inclinazioni artistiche e musicali. Essendo un'arte completamente organica e morfologica, offre delle infinite possibilità. I generi, il prodotto che ciascun beatboxer emette, sono moltissimi e non rientrano in una gamma unica. Per quanto riguarda le competizioni invece, si gareggia in svariate categorie quali: Solo, Tag Team (a coppie), Crew (più di due membri per squadra), Loopstation e Under 18».
Quali sono i titoli importanti che hai portato a casa, sino ad ora?
«Mi sono classificato nella Top 16 degli Italian Beatbox Family Championship a Bologna nel 2019, nel 2022, nel 2023 e 2024. Nel 2021 a Roma sono entrato nella top 8 del Silent Night Beatbox Festival. Ho raggiunto il secondo posto al Santa Sangre 2023 a Genova. Il 10 marzo invece sono diventato campione italiano nella categoria Tag Team 2024 nelle sfide di Ibf Champions 2024 a Venezia. Ho spodestato i due volte campioni in carica, i Black Jack, assieme a uno dei miei più cari amici: Matteo Pace, in arte Dynamatt, di Bolzano. Tra l'altro ha addirittura eliminato me e altri tre avversari lungo le fasi della categoria Solo, portandosi a casa così ben due primi posti. Assieme formiamo i Double Check e ora porteremo il Trentino ai prossimi Campionati Mondiali di Beatbox di Berlino!».
Quali sono le sensazioni che ti coinvolgono mentre ti esibisci a due passi dal pubblico?
«Stare sul palco inizialmente spaventa ma, quando diventa un'abitudine, si trasforma in una bellissima ossessione. Appena prima di salire sento sempre il cuore a mille e la pelle d'oca. Preso in mano il microfono, percepisco l'impianto che mi trascina e fa vibrare l'intera struttura attorno a me: di fatto è come se entrassi in uno stato di flow fisico e mentale che non ha eguali. Poter far sentire al pubblico la mia musica e la mia personalità è una sensazione inspiegabile, soprattutto quando ottengo un responso positivo, gli applausi e i complimenti al termine delle esibizioni: quando la gente mi dice di essere rimasta stupita, motivando le persone a provare questa disciplina, è la mia vittoria più grande».
Pensi possa diventare parte della tua professione?
«Ovviamente il mio sogno e obiettivo è questo, sebbene il mondo del beatboxing non sia ancora conosciuto su grandissima scala. Inoltre, si pensa che a livello artistico non possa essere una disciplina capace di reggere lo stesso pubblico di un concerto, né un lavoro a tempo pieno. Insomma, i cliché esistono per essere infranti, giusto? Sono del parere che se credi nelle tua capacità e nelle tue passioni non esistano limiti. Conta solo quanto ti alleni e direi che il risultato ottenuto parla da sé».
Secondo la tua esperienza, è un ambito valorizzato in Italia?
«Sul territorio nazionale stiano facendo progressi enormi per consentirne il riconoscimento, ci stiamo avvicinando alla riconoscibilità di Paesi pionieri come Francia e Stati Uniti, soprattutto grazie ad Italian Beatbox Family, l'associazione senza scopo di lucro che organizza eventi in tutta Italia (tutti quelli a cui ho partecipato) e promuove questa fantastica disciplina dell'hip hop mediante i canali social e il web in generale».
Come ti piacerebbe contribuire alla sua maggiore diffusione?
«Mettercela tutta, sfruttando ogni opportunità per divulgare quest'arte, lo ritengo il compito di ciascun artista. Partecipando ai festival e ai vari workshops, iscriversi alle competizioni oppure condividere attraverso le piattaforme social i propri video. L'apporto del mondo online nella promozione di questo settore musicale è notevole».