Lutto / Persone

Oggi 18 febbraio i funerali di Ballardini nella sua Riva, che aveva descritto come il paradiso

Non solo parlamentare e consigliere regionale, ma anche per molti anni in Consiglio comunale della sua città, che ha amato molto e che lo ha amato a sua volta

di Davide Pivetti

RIVA DEL GARDA. «Non so come è fatto il paradiso, ma se è come il lungolago di Riva lo vedrò volentieri». Così Renato Ballardini, nel lontano 1961, interveniva in consiglio comunale proponendo una mozione poi votata all'unanimità dal civico consesso con la quale si chiedeva di subentrare alla concessioni private sul lungolago per dare alla città un litorale a tutti accessibile.

L'amore di Ballardini per Riva è testimoniato nei decenni trascorsi in consiglio comunale, dove entrò giovanissimo nel 1951, per restarvi fino alla fine degli anni Settanta ma per tornarvi ancora in anni più recenti (1995-1999) come oppositore dell'allora sindaco Claudio Molinari.

E la città ha ricambiato quel suo amore riconfermandogli la fiducia da consigliere e da deputato in ogni occasione, permettendogli di rappresentare Riva e il Trentino alla Camera dal 1958 al 1979. Fino all'attribuzione, nel 2016, della medaglia d'onore cittadina.

I suoi funerali si svolgeranno in forma laica martedì 18 febbraio alle 15.30, al cimitero del Grez. E saranno in tanti a voler salutare e omaggiare per l'ultima volta un uomo di assoluto valore scomparso a 97 anni sabato mattina nella sua casa di via Boschetto a Riva.

Un arresto circolatorio dovuto a insufficienza respiratoria dopo che l'avvocato e più volte onorevole era tornato da un breve ricovero ospedaliero dovuto ad una caduta domestica e poi ad una polmonite probabilmente contratta proprio durante la degenza.

Il mondo politico rivano, altogardesano e trentino, esponenti della sua parte politica come di quella opposta, hanno inviato messaggi di cordoglio, saluto e vicinanza alla famiglia sottolineando le grandi doti umane di Ballardini e il suo incredibile impegno per la comunità intesa sia come rivana, sia trentina e nazionale.

Abbiamo ricordato le sue legislature da onorevole per il PSI, i decenni di impegno in consiglio comunale a Riva, i tre anni in consiglio provinciale a Trento e molto altro, compresa la presidenza di alcune importanti Commissioni parlamentari (Affari costituzionali, Lavoro, Istruzione). Nonché le sue battaglie per i diritti civili, ad iniziare da quella per il divorzio.

Una vocazione, quella di battersi per il bene comune, che ha fatto il suo chiaro esordio quando da sedicenne divenne il più giovane tra i partigiani rivani sopravvivendo per caso alla strage del 28 giugno 1944 e contribuendo poi l'anno successivo alla liberazione della città.

«Il mio primo ricordo di Ballardini risale a quando avevo forse quattro o cinque anni - dice Adalberto Mosaner, ex sindaco e come Ballardini - in occasione della "Befana socialista": in vicolo del Corvo, dove un tempo c'era la sede del partito, ci consegnarono dei sacchettini per la festa». Ballardini ha condiviso molte consigliature rivane con Dario Mosaner, padre di Adalberto, di quattro anni più anziano.

«Un episodio che andrebbe ricordato - continua l'ex sindaco - risale al 1960. Durante gli scontri di Porta San Paolo a Roma anche Ballardini, come altri parlamentari, fu manganellato dalla celere e caricato su una camionetta per le manifestazioni contro il governo Tambroni, che durò quattro mesi e fu appoggiato dal MSI. Nel 2015 abbiamo votato all'unanimità, in consiglio e per acclamazione, il riconoscimento della medaglia d'oro al merito, proprio nei giorni del suo 88° compleanno. Era un uomo di una cordialità assoluta, con una rilevantissima capacità di azione in ogni campo. La città dovrà ricordarlo».

«Piango il ricordo, il grande maestro, compagno e amico Renato, da cui molto ho imparato e a cui fui molto legato» sono le parole di Alberto Rella (ex sindaco di Folgaria e consigliere regionale nell'83 con Ballardini).

Anche il presidente del consiglio provinciale Claudio Soini ricorda Ballardini: «È doveroso ricordare a tutti i trentini la sua alta statura morale, lo straordinario profilo biografico e il ruolo che ebbe - da parlamentare - nella soluzione della vertenza sudtirolese e nella formazione del Secondo Statuto di Autonomia. Il partigiano, avvocato e politico di Riva fu membro della storica Commissione dei 19, che davvero concorse a pacificare l'Alto Adige risolvendo le criticità della prima fase di Autonomia regionale. La nostra terra gli deve molto e significativamente il nostro Consiglio provinciale gli consegnò nel 2012 l'Aquila di San Venceslao».

Lo ricorda, da Bolzano, anche l’ex parlamentare e consigliere Oskar Peterlini: «Era il relatore alla Camera dei Deputati del nuovo Statuto di Autonomia, un convinto oppositore al fascismo, socialista, a cui dobbiamo molto: La stesura dello Statuto di Autonomia nella Commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati e, per la prima volta nella politica italiana, un resoconto obiettivo sul destino del Sudtirolo. In Parlamento descrisse senza mezzi termini le ingiustizie e le sofferenze inflitte al Sudtirolo. Nei miei libri l'ho citato più volte alla lettera perché dalla sua bocca è ancora più convincente. A proposito della separazione del Sudtirolo dall'Austria, disse davanti al Parlamento riunito:

“L'annessione dell'Alto Adige all'Italia non costituiva il coronamento degli ideali risorgimentali, ne rientrava nelle mire dell'irredentismo di Cesare Battisti. Al contrario, contro di essa si levarono in Italia voci autorevoli per osteggiarla proprio in nome dei principi risorgimentali e patriottici che avevano ispirato la predicazione e l'azione di Cesare Battisti”».

 

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