Teatro Zandonai, due mesi con 10 mila spettatori
Due mesi fa la città di Rovereto si riappropriava «fisicamente» di uno dei suoi gioielli più preziosi, sotto il profilo storico e culturale: il teatro «Riccardo Zandonai». Sessanta giorni dopo i primissimi numeri dicono che la culla della cultura di Corso Bettini ha conquistato Rovereto e i roveretani e che i roveretani sono stati (e ci si augura continueranno ad essere) spettatori ma anche attori protagonisti del rilancio di una struttura che alle sue spalle una storia recente scandita soprattutto da polemiche e critiche. Dodici anni di lavori spesso interrotti e corretti, costi lievitati in misura spropositata sino alla cifra complessiva di 25 milioni di euro per riaprire i battenti e offrire una struttura che coniugasse storia e modernità, tradizione e tecnologia.
I numeri, dicevamo. In questi primi due mesi dalla riapertura del teatro, gli spettatori compessivi hanno sfiorato le 10 mila unità con un dato ufficiale e preciso di 9.950 persone. Il dato comprende anche le visite guidate, gratuite e con una «portata» massima di 30 persone alla volta. Altrimenti, facendo due conti della serva e tenendo presente che la capienza complessiva è di 470 posti e che gli eventi che si sono succeduti in questi due mesi sono stati oltre una ventina, si potrebbe pensare che c'è stato il «tutto esaurito» sempre. Spesso sì, ma sempre no, anche se questo non cambia la sostanza rispetto al notevole indice di gradimento riscontrato in questo periodo di «vita nuova». Al di là dei pienoni in occasione della cerimonia inaugurale del 18 ottobre scorso e di alcuni eventi eccezionali (Orchestra Haydn di Trento e Bolzano, Hamburg Ballet, Arlecchino servitore di due padroni), alcuni dati che balzano all'occhio sono il tutto esaurito fatto registrare in occasione dello spettacolo del Coro di S. Ilario «1914 - Terra di Nessuno» e di «Ghera ?na volta» con il coro Notemagia, coro Monte Zugna, il Corpo Bandistico e la Compagna di Lizzana, o ancora le «visite teatralizzate» che hanno registrato 1.400 presenze in tre giornate.
I freddi numeri a volte dicono e a volte non dicono tutto. Quelli che arrivano dall'ufficio cultura di Palazzo Pretorio parlano però di un'offerta e di una risposta attesa da anni e che per questo riempiono d'orgoglio sia il sindaco Andrea Miorandi che l'assessore Luisa Filippi. Il primo non può dimenticare il fatto di aver «ereditato - sono parole sue - una situazione non facile ma di essere riusciti, grazie anche all'impegno in primis dell'assessore Manfredi e dell'assessore Filippi, a ribaltare e vincere una scommessa stupenda». «Il teatro Zandonai - aggiunge il primo cittadino - è il simbolo della cultura e di una rinascita roveretana, una rinascita che ha mosso e liberato nuove energie che la classe dirigente politica deve saper interpretare, capire e alle quali dare risposte concrete. La continua e spasmodica richiesta di essere protagonista da parte del mondo associazionistico è la conferma che con questa offerta è stata liberata una nuova e fondamentale fonte di energia per ripartire e uscire anche dalla crisi». Il teatro Zandonai è il teatro della città, «un teatro a dimensione popolare - incalza Miorandi - la cui caratterizzazione deve però camminare di pari passo, in armonia, con quella internazionale. La cultura roveretana è cultura del mondo, lo è sempre stata, è nel suo Dna. Il teatro è il teatro di Rovereto ma è anche un teatro internazionale aperto all'Europa e al mondo».
Bilancio positivo anche per l'assessore alla contemporaneità Luisa Filippi che sottolinea come la proposta culturale abbia voluto e voglia, con successo sinora, «valorizzare le eccellenze e le esperienze locali». «La partenza è stata sicuramente buona e la risposta positiva - osserva l'assessore - tanto è vero che le richieste sono continue e il calendario è pieno fino alla fine di maggio». L'assessore sottolinea con soddisfazione il gradimento del pubblico giovanile e dei «nuovi» abitanti della città, non trentini, che «hanno scoperto e stanno scoprendo il teatro per la prima volta».