Il cardinale: «Difendiamoci dalla teoria del gender, è fortemente diseducativa»
Dal ricordo del voto della città alla patrona di Rovereto, Maria Ausiliatrice, all'ideologia del gender il passo è breve. A spiegarlo ieri ad una chiesa di S.Marco gremita, come ogni 5 agosto da quando i roveretani si affidarono nel 1703 alla protezione della santa per evitare le distruzioni minacciate dal generale francese Vendôme nella Vallagarina, c'era il cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona, membro del Sinodo straordinario sulla famiglia, per la prima volta nella Città della Quercia su invito dell'arcivesco di Trento, monsignor Luigi Bressan. Ad officiare con lui, don Sergio Nicolli, decano di Rovereto, insieme agli altri sacerdoti e seminaristi, di fronte a centinaia di presenti tra cui l'amministrazione comunale nel primo banco. Nella sua omelia il neo cardinale (nominato da papa Francesco lo scorso gennaio) è partito da quelli che sono i «titoli, popolari, umani e teologici», che appartengono a colei che, per chi crede, è la madre di Gesù.
«Maria è prima di tutto donna, sposa e madre. Tre parole che nella cultura generale si sono perse. Maria non è ?non so chi è?', non è la compagna, non è una madre in affitto. Vive in casa, fa la casalinga, pensa al suo futuro, conosce l'amore e lo celebra nella sua femminilità. Ma possiamo anche dire nella sua normalità in un rapporto non di uguaglianza mortificante con l'altro, ma di reciproca convivenza» spiega Menichelli, preoccupato per la diffisusione di un linguaggio che potrebbe portare «all'azzeramento dell'identità dei due sessi. Un rischio - sottolinea il cardinale - verso il quale stiamo andando incontro, grazie anche alla teoria del gender, fortemente diseducativa, e da cui dobbiamo difenderci per preservare il nostro essere uomo e il nostro essere donna».
Alla fine della sua omelia il cardinale ha voluto ricordare ancora una volta «il valore della vita, su cui l'uomo non ha alcuna possibilità di scelta e non ha il diritto di giocarci. Non basta riunirsi una volta all'anno per ringraziare Maria Ausiliatrice per la sua protezione, ma bisogna imparare dal suo esempio e continuare a portarlo avanti. Del suo essere donna, sposa e madre» ha concluso Menichelli, invitando tutti i presenti «a fare parte del progetto di Dio e a portarlo avanti con fedeltà».
La festa per la patrona è poi proseguita nel pomeriggio con i vespri in onore dell'Ausiliatrice, la classica processione per le vie della città e con la consegna del cero votivo, secondo la centenaria consuetudine, da parte del sindaco Francesco Valduga all'arciprete di San Marco. A leggere il testo del voto formulato nel 1703 dal Civico consiglio, il sacerdote novello di Marco, don Riccardo Pedrotti. La sera, secondo la recente «tradizione» che si ripete da tre anni, la cena di condivisione in via della Terra. Una lunga tavolata per mangiare insieme un piatto frugale nel segno della fratellanza e dello stare assieme. Oggi e domani, invece, alle 21 la comunità di Nomadelfia si esibirà in piazzale Leoni. Danze e figurazioni acrobatiche eseguite dai giovani di un paese, appunto Nomadelfia (Grosseto), composto da 60 famiglie che mettono i loro beni in comune.