Schianto e croce divelta dopo 175 anni
Sconcerto a Rovereto per quello che è successo nello slargo di via Vallunga. Il proprietario del manufatto abbattuto: «Di notte qui fanno le gare »
Quella croce era lì dal 1840. Non proprio da ieri. Faceva un po' da monito un po' da protezione per quel nugolo di case che si distende nella parte alta di via Vallunga II. E no, non era esattamente un esile capitello in legno, che al primo soffio di vento rischia di cadere a terra. Era una croce in cemento, su un basamento massiccio largo quasi un metro e alto altrettanto. E lei stessa, la croce, avrà avuto una larghezza di 30 centimetri. Tutto cemento. In Vallunga erano tutti pronti a scommettere che sarebbe rimasta al suo posto per generazioni. Ma non è andata così. Nella notte tra sabato e domenica un'auto l'ha divelta. Letteralmente. Ha staccato dal basamento la croce, finita nell'orto del signor Gianni Potrich. Che non l'ha presa bene. Vedendosi i pezzi di cemento tra insalata e radicchio prima si è intristito, per quel simbolo finito in frantumi. Ma poi si è allarmato. Perché - spiega - poteva andare decisamente male, l'altra sera. Ma soprattutto perché da quelle parti, tra i muretti a secco e le case esposte al sole, non è la prima volta che le auto arrivano creando scompiglio. Ma soprattutto corrono, su stradine dove il buon senso consiglierebbe di non superare i 15 chilometri orari. «Cominciamo ad essere preoccupati», spiega. E invoca l'intervento dell'amministrazione comunale.
Ma andando con ordine, l'incidente, come detto, è accaduto nella notte tra sabato e domenica, verso le 3. Protagonista dello schianto una ragazza, alla guida di un'utilitaria. Stava salendo da via Vallunga II, era arrivata dove la stradina si apre in uno slargo acciottolato e poi si biforca. Ecco, sulla cuspide, la casa di Potrich. E giusto davanti, la croce. Saranno i carabinieri a ricostruire l'accaduto - sul posto i militari di Avio - e capire come sia potuto accadere. La giovane ha detto di essersi distratta un momento. Certo è che si è schiantata contro quella croce. L'auto è rimbalzata indietro, il manufatto di cemento è caduto all'interno del giardino. Per la giovane donna, tutto sommato, è andata bene. Uscita incolume dall'abitacolo, non è nemmeno dovuta andare al pronto soccorso. Meno bene è andata alla macchina e, come detto, alla croce.
Ed ora Potrich lancia l'allarme: «Non so cos'è accaduto l'altra notte - spiega - ma qui bisogna fare qualcosa. La strada è stretta, eppure speso le auto salgono correndo. Di notte le sentiamo, dalle 23 all'una. Ma anche di giorno, la domenica. In alcuni casi ho avuto l'impressione che facessero delle corse, o che tentassero di coprire il tracciato da qui al bosco della città nel minor tempo possibile. Ed è pericoloso per tutti, soprattutto per noi che viviamo qui».
A sentirlo parlare non ci si crede. Perché quelle strade non invitano alla corsa. Non in sicurezza. Ma lui mostra la pavimentazione dello slargo davanti a casa sua: «Guardate, l'hanno rifatta sette anni fa, e già i bolognini si alzano. Perché passano veloci. Cominciamo ad avere paura».