Cyberbullismo alle medie in Vallagarina I genitori sono pronti a denunciare
Lo sfogo di un papà di una ragazzina della Vallagarina su Facebook
È giusto di questi giorni l'allarme, a livello nazionale, per l'uso - spesso l'abuso - di social network e sulle conseguenze, anche tragiche, che comportamenti inadeguati possono portare sulla vita delle persone. Senza andare tanto lontano, anche in città c'è chi rimane vittima dell'uso irresponsabile dei social media.
Ne sanno qualcosa in una classe delle medie di una scuola lagarina. Una vicenda complicata. Ma gli ingredienti della storia ci sono tutti: identità rubate per postare insulti sui social, clima di tensione e allarme, offese e frasi denigratorie via WhatsApp. Certo è necesario un intervento, secondo alcuni genitori, che dopo aver denunciato il caso alla scuola stanno pensando di rivolgersi alla polizia. Nel frattempo l'istituto rassicura: «I progetti sull'uso consapevole delle nuove tecnologie li facciamo con grande attenzione ed ora parleremo direttamente con i ragazzi di quella classe».
La vicenda è scoppiata ieri, quando il papà di una ragazzina si sfoga su Facebook. Sul cellulare della figlia ha scoperto offese irripetibili. Scritte e audio, messaggi vocali. Di più. La ragazzina, spiega lui, è ora in uno stato d'agitazione.
Sono bastate poche frasi scritte sul suo profilo perché scoppiasse il caso: altri genitori hanno risposto. Dicendo che anche i loro figli sono vittime del medesimo gioco pericoloso.
A spiegarlo è lo stesso genitore: «Le offese sono tante, quasi quotidiane. Persino all'indirizzo di adulti. Senza contare che mia figlia è stata più volte inserita in un gruppo WhatsApp in cui non voleva stare, sempre allo scopo di offenderla - spiega l'uomo -. Io so per certo che si tratta di due ragazzini, sempre loro.
Allora chiamo la mamma di uno dei due, le spiego cosa sta facendo il figlio. Lei mi risponde che il ragazzino è innocente, che alcuni pirati informatici devono avergli hackerato il cellulare. Quando le dico che nei messaggi vocali si sente chiaramente la voce di suo figlio, mi risponde che pure quella si può rubare, e che lui non è stato. Una risposta che mi ha indignato. Altre mamme mi hanno contattato, anche i loro figli sono vittima di questa situazione. Se la scuola non prende provvedimenti, andremo alla polizia».
La vicenda, insomma, non riguarda solo due ragazzini. Coinvolge parecchi studenti della stessa classe. Ad uno di loro è andata particolarmente male: i due ragazzini hanno creato un profilo facebook falso a suo nome e poi l'hanno usato per inviare offese ad altri compagni.
L'istituto, dal canto suo, si è mosso. «Ce ne facciamo carico, come farebbe qualsiasi altra scuola - spiega la dirigente - così come purtroppo ormai ogni scuola ha problemi con queste tecnologie. E la cosa che preoccupa è che l'età delle persone coinvolte è sempre più bassa. Facciamo incontri tra i ragazzi e la polizia postale, per metterli i guardia. E da quest'anno li faremo anche con i genitori, per insegnare loro a controllare il telefono dei figli. Già domani io stessa sarò in quella classe, dove ormai c'è un problema di clima generale. Ho già invitato alcuni genitori a sequestrare il cellulare ai figli. Ma se da questo episodio scaturirà una generale riflessione sui social media, ben venga. Le scuole sanno da tempo di che cosa si parla. Non concentriamoci esclusivamente sui ragazzi. Chiediamoci anche come gli adulti usano i social media».