Manifattura, lavori per 45 milioni al via L'ultima sentenza del Tar attesa a giorni
Una pioggia di milioni di euro dall'Europa ancora chiusi nei forzieri di Bruxelles, 100 potenziali nuove aziende in attesa di una casa e 1.200 lavoratori che attendono il domicilio professionale per essere attivi.
È questa, in estrema sintesi, la fotografia del Progetto Manifattura Green Factory, il «domani» dell'edilizia sostenibile ed ecologica, che da una grande intuizione provinciale per rilanciare l'economia in Vallagarina con livelli di eccellenza mondiali rischia di trasformarsi in flop colossale. E non certo per colpa della politica, almeno questa volta. A ostacolare il sogno, infatti, è il ginepraio tecnico-giuridico che sta bloccando da anni l'appalto da 45 milioni per il lotto B dell'ex fabbricone di sigarette di Borgo Sacco.
Il passaggio della forche caudine dei giudici amministrativi, però, dovrebbe essere ultimato. Perché il Tar ha dato l'ultima scoppola al team di imprese che aveva vinto la gara e che poi era stato escluso ed ora, consiglio di Stato a parte (ma da un punto di vista operativo non fermerà l'eventuale primo colpo di piccone), manca un solo verdetto per dare il «la» alla megaoperazione edilizia. La prossima settimana, infatti, il tribunale di via Calepina deciderà sul ricorso della quarta classificata (l'appalto, al netto degli intoppi delle altre aziende, è finito alla terza Ati in graduatoria). Se sarà rigettato, via libera al cantiere di Borgo Sacco.
E i soldi europei congelati fino al 31 dicembre 2018 in attesa della fattura di fine lavori? Quest'ostacolo - il più ostico, in termini pratici, visto che vanificherebbe tutto o quantomeno costringerebbe la Provincia a tagliare investimenti altrove per dirottarli sull'ex Manifattura Tabacchi - dovrebbe essere superato senza difficoltà. Parola del vicepresidente Alessandro Olivi . «I finanziamenti europei sono salvi, almeno per quanto riguarda il primo dei due termini fissati. I paletti, infatti, erano due e il primo, appunto, era legato al tempo dell'aggiudicazione, riguarda la scadenza dell'affidamento dei lavori. Per ora abbiamo salvato questo termine perché i lavori, di fatto, sono già stati affidati. La gara d'appalto ha rispettato i tempi e, come è noto, l'assegnazione è stata fatta».
Il gruzzolo, però, arriverà alla metaforica emissione della fattura, a cantiere ultimato quindi. E qui i tempi stridono: l'appalto parla di 1.047 giorni per consegnare le chiavi a Trentino sviluppo e l'ultimo giorno utile per chiudere i lavori è il 31 dicembre 2018. Non serve essere esperti per capire che non c'è proprio tempo, a meno di operare giorno e notte. «È vero che c'è un termine sulla rendicontazione fissato a fine dicembre 2018. Ma è altrettanto vero che è aperta una negoziazione con l'agenzia statale di Roma che si occupa dei finanziamenti europei per ottenere una proroga. Che è più che possibile visto che abbiamo tutte le giustificazioni perché ci venga riconosciuta. Perché da parte nostra, come amministrazione, non abbiamo sbagliato: abbiamo fatto rispettare le regole e i giudici amministrativi l'hanno sempre riconosciuto. I ritardi, dunque, non sono affatto colpa nostra ma di un sistema evidentemente sbagliato che rallenta tutto rischiando di non far partire i lavori pubblici. Di fronte ad appalti così sostanziosi ogni impresa esclusa o che perde la gara presenta ricorso al Tar con tutte le conseguenze legate alla tempistica».
Insomma, più il boccone è ghiotto e maggiore è il rischio di lasciarlo raffreddare per impugnazioni legali alle volte pretestuose ma comunque in grado di bloccare tutto. L'assessore allo sviluppo economico di piazza Dante, però, stavolta sente l'odore dello scavo grazie all'ultima sentenza del Tar sul contenzioso tra Pessina e Intercantieri Vittadello e, soprattutto, confidando nel rigetto dell'ultimo ricorso presentato dall'Ati guidata dalla Colombo contro l'Intercantieri. In pratica, dopo aver visto l'esclusione delle prime due classificate e l'affidamento del malloppo alla terza, la quarta ditta ha deciso di metterci il becco. La prossima settimana si saprà se a torto o a ragione. In caso di «niet», però, i lavori di Progetto Manifattura Green Factory partiranno davvero riaccendendo la luce su un rilancio industriale, ancorché di ultima generazione e sostenibile da un punto di vista ambientale, che pareva ormai perso.