«Meno smartphone e più bici ai bambini»

Ogni giorno un adolescente vede 500 mila immagini, ma il «bombardamento» non riguarda solo i ragazzi, anche gli adulti sono immersi in flussi costanti di immagini per cui saperle interpretare ed avere gli strumenti corretti per farlo è diventata ormai  un’emergenza educativa di rilevanza sociale. Di questa tematica si è parlato ieri ad Educa a Rovereto. Ospiti gli illustratori Ivo Milazzo e Flavio Rosati e la referente del programma di educazione all’immagine di Sensi Contemporanei Anna Pedroncelli
 
Il linguaggio delle immagini fin da tempi remoti ha una sua struttura e grammatica che vanno conosciute, proprio come quelle della lingua che applichiamo più o meno consapevolmente attraverso le parole di ogni giorno. Ma mentre la grammatica della lingua è insegnata a scuola fin dai primi anni e approfondita costantemente nel tempo, la didattica delle immagini è messa per lo più in un secondo piano, quasi avesse minore rilevanza. Flavio Rosati e Ivo Milazzo hanno invece messo in evidenza l’importanza della consapevolezza di saper leggere e interpretare le immagini, soprattutto da parte dei giovani. Attraverso un dialogo intrattenuto con il pubblico presente all’incontro hanno quindi portato esempi concreti per riflettere sul significato di foto, video e storie disegnate e su come queste incidano sulle emozioni e richiedano una formazione per i ragazzi. 
 
Nel corso della giornata si è tenuto anche l’incontro Genitori connessi, aperto da Sara Ferrari, assessore all’università e ricerca, politiche giovanili, pari opportunità e cooperazione allo sviluppo della Provincia: «ll fenomeno dell’innovazione tecnologica non si può fermare e genitori, educatori, insegnanti  e allenatori devono conoscere ed insegnare un uso consapevole degli strumenti digitali che condizionano le relazioni umane. La Provincia sta mettendo a punto una legge che vedrà la luce a maggio e che sarà il risultato di un coordinamento delle iniziative dei diversi attori che sul nostro territorio stanno operando in questa direzione: dalle politiche giovanili al dipartimento della conoscenza a Iprase». 
«L’uso da parte di un bambino o di un adolescente della rete e dello smartphone  avviene troppo precocemente e senza l’accompagnamento e l’insegnamento del codice giusto. - ha spiegato Pellai, ricercatore presso il dipartimento di scienze biomediche dell’Università -  Aspettiamo a consegnare ai nostri figli strumenti che non sono in grado di gestire, regaliamo piuttosto una bicicletta come simbolo dell’esplorazione e della ricerca per vivere esperienze reali». 
«L’utilizzo di Internet si è diffuso nei bambini e nelle famiglie contemporaneamente alla chiusura di cortili e giardini. - ha aggiunto Lancini,  docente al dipartimento di psicologia dell’Università Bicocca - I genitori vogliono sempre essere connessi con i figli, per controllarli e difenderli  da qualsiasi delusione e pericolo, ma in questo modo non permettono loro di trovare la propria strada e di compiere il dovuto percorso di crescita. È importante, inoltre, contrastare la tendenza della nostra società narcisistica, dove i modelli trasmessi sono la competizione, la popolarità e il successo  ed insegnare ai ragazzi che fanno parte della vita anche il fallimento, il dolore e la tristezza. Una volta l’adolescente trasgrediva le regole per realizzarsi, invece oggi  si chiude  spesso in sé stesso, attanagliato dall’ansia e dalla paura di deludere i propri genitori. In caso di difficoltà, quindi, sparisce  dalla scena o si rivolge a coetanei o alla rete. Il genitore autorevole è quello che lascia al proprio figlio spazi di autonomia, ma nello stesso tempo sa supportarlo nel modo giusto in caso di fallimento, offrendo ascolto, attento ma non angosciato». 
«La famiglia del Mulino Bianco, sempre felice e sorridente, è una famiglia fallimentare - ha concluso Pellai - Bisogna smettere di proteggere i figli dal dolore e dalla delusione, e lasciarli liberi  di inforcare una bicicletta e incontrarsi con gli amici affinché possano appassionarsi alla vita reale».

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