Angelo Bettini, il tribunale si ferma per un tributo
Era il 28 giugno 1944 quando Angelo Bettini, avvocato roveretano antifascista, venne assassinato dai nazisti nel suo studio legale a due passi da piazza Rosmini. Da allora questa data viene sempre ricordata dagli avvocati ma pure dai semplici cittadini. Perché è un monito a non abbassare la guardia sui diritti civili, minacciati allora come oggi. Ieri il legale trucidato durante la Seconda guerra mondiale è stato commemorato a palazzo di giustizia. E per la prima è stata scelta l’aula delle udienze del gup che è intitolata proprio a Bettini. Il suo valore, le sue idee, sono state ricordate dai massimi vertici istituzionali. A iniziare da chi rappresenta il tribunale che ha messo in guardia dal rigurgito nazifascista inteso come odio verso l’altro. Un razzismo strisciante e pericoloso che sovente si trasmette attraverso i canali social, Internet. Che non vanno demonizzati ma, semplicemente, umanizzati. Il ricordo di personaggi come Angelo Bettini, attualmente, sono affidati ai libri. E va bene ma, come è stato ricordato ieri, si dovrebbero sfruttare proprio i social network come Facebook per trasmettere ai giovani i valori della democrazia e dei diritti universali. Proprio per tenere vivo il rispetto dell’altro e il diniego di qualsivoglia prevaricazione ogni anno, in tribunale, il mondo della giustizia e i mondi che nell’antifascismo si riconoscono - a partire dall’Anpi - ne ricordano la figura. Che è sempre più attuale visto che l’epoca, in fatto di intransigenze e razzismi, sembra ricalcare il periodo buio dell’Europa del secolo breve. Non a caso sono stati ricordati i nuovi martiri della società, a partire dagli avvocati che lottano per garantire la tutela dei diritti a tutti ma che si scontrano contro Paesi che mascherano la dittatura con la democrazia di facciata.