Acqua: con la «newco» tariffe più care
La società «in house» per il ciclo idrico e i rifiuti avrebbe dovuto essere operativa da tempo ma il progetto si è arenato. Ora, però, Trento e Rovereto hanno ritirato fuori il sogno dal cassetto e oggi le commissioni comunali si riuiniranno nel capoluogo per discutere i risultati della ricca consulenza affidata all’azienda romana Agenia. E il nodo del contendere rimane sempre il portafoglio e non certo quello lagarino ma quello trentino. Perché la cifra che balla per acquisire gli impianti da Novareti è di 37 milioni di euro che scendono a 15 grazie ai 22 milioni incassati vendendo le azioni a Findolomiti Energia.
L’obiettivo di un’unica azienda per metà provincia (della partita, inizialmente, saranno palazzo Thun e Pretorio più la Comunità della Vallagarina e gli Altipiani Cimbri) è dunque tornato a fare capolino. Ma dallo studio degli esperti emerge una nota negativa, non tanto dal punto di vista tecnico ma per le tasche dei cittadini. Acquisire le reti, infatti, sarebbe un investimento che graverebbe sulle tariffe con il risultato che una famiglia media si troverebbe a pagare 28 euro in più all’anno (meno, comunque, di Trento dove l’esborso sarebbe di 40 euro).
Sul tavolo riunito della commissione trasparenza del civico consesso di Trento ed economia e bilancio di Rovereto ci sarà l’analisi dettagliata dell’operazione e i due scenari possibili: l’acquisizione degli impianti, che prevede una spesa totale di 50 milioni di euro (30 per l’acqua e 20 per i rifiuti) oppure l’affitto degli stessi per 30 milioni complessivi. Chiaro che, per rendere operativa la newco, si dovrà ricorrere alle banche con mutui a 15 anni (con tasso fisso al 4%) che coprano il 75% dei costi e il resto a carico dei Comuni soci della società «in house».
Tornando all’aspetto più caro alla gente, le tariffe, come detto la stima di Agenia per il ciclo idrico - su una famiglia di tre persone - è di un incremento di 28 euro annui (più 17% con una spesa di 194 euro anziché 166).
Insomma, in periodi elettorali non è certo un argomento da sottovalutare. Ma i tempi per far nascere la newco dovranno evitare di subire eccessive dilatazioni, almeno per quanto riguarda i rifiuti. Il contratto con cui le due città hanno affidato il servizio a Dolomiti Ambiente scade il 31 dicembre 2020 e per quella data si confida di avere un’azienda fatta in casa che provveda all’igiene urbana non solo di Rovereto e Trento ma pure della Vallagarina. E in questo caso i 60 lavoratori a libro paga di Snua (che ha in appalto raccolta e smaltimento dell’immondizia nei i comuni lagarini ed eccezione dell’urbe e di Isera) dovrebbero essere assorbiti nella newco. Come, del resto, i 48 addetti in carico a Dolomiti Ambiente e i 5 amministrativi della Comunità di Valle.
La futura azienda pubblica, comunque, avrà un organico di 400 dipendenti ma un consiglio di amministrazione snello: 5 persone, due per Comune più una quinta per altri soggetti (Comunità di Valle o municipalità) che vorranno aderire. E il presidente dovrebbe essere roveretano come pure la sede legale e operativa.
Parlando dei costi che servono per partire, invece, Rovereto dovrà mettere in conto una cifra annuale, per il prossimo decennio, tra 200 e 500 mila euro.
La questione denaro, in questo momento, è la più importante. Perché la newco che gestirà acqua e rifiuti partirà ad handicap. A pesare è l’acquisizione di tutte le reti, per quanto riguarda l’acqua, che saranno cedute da Dolomiti Energia. Per Rovereto la spesa si aggira sui 5 milioni 130 mila euro, soldi dovuti agli investimenti di Novareti effettuati dopo il 1996. Perché l’acquedotto, in grandissima parte, è già comunale. L’ingresso di tutti gli altri comuni lagarini, poi, porterebbe ad un bacino d’utenza importante (100 mila abitanti) ma pure all’acquisizione dei 23.500 cassonetti e cestini dislocati sul territorio (Rovereto e Trento ne aggiungono altri 37 mila) e l’incasso dei 700 mila euro all’anno derivante dalla vendita di materiali recuperabili.