Valdastico, da Marco arrivano 300 «no» convinti
Erano in tanti, più di trecento, i residenti di Marco che l'altra sera hanno partecipato alla serata sulla Valdastico, e sono stati altrettanti «no» decisi alla progettata uscita dell'autostrada nella piana del paese.
Una vera folla quella che si è accalcata l’altra sera nell’auditorium della scuola di Marco. Residenti marcolini, ma anche censiti degli altri quartieri della città, insieme a molti cittadini e rappresentanti della istituzioni, provenienti da Besenello come dalla Vallarsa.
Esauriti subito i posti a sedere, molti hanno accettato di rimanere in piedi o di occupare i corridoi dell’Istituto, pur di ascoltare gli interventi.
«Il tracciato che vorrebbe costruire un’autostrada è frutto di un’altra epoca, riproporlo oggi non ha alcun senso. Sarebbe una vera devastazione con rischi idrogeologici gravissimi. Bisogna insistere su un altro tipo di mobilità, meno devastante. Ad esempio, i trasporti pubblici su rotaia. Si potrebbe pensare al raddoppio della linea ferroviaria per Borgo Valsugana». Questo in sintesi il motivo principale di una serata che ha visto come protagonisti Franco Finotti, Emanuele Curzel, fino agli interventi di Roberta Rosina vicesindaco di Besenello. Il dibattito è stato moderato da Aron Iemma, presidente del WWF Trentino.
Va detto che la serata informativa dal titolo «A31, perché no. Variante T5 uscita a Marco?» non aveva previsto la presenza di opinioni favorevoli alla Valdastico, perciò non c’è stato un contraddittorio, quanto una riflessione collettiva in vista di una battaglia politica che si preannuncia come il primo vero scoglio per la nuova giunta provinciale guidata da Maurizio Fugatti. E per qualche verso, la mobilitazione ha ricordato quella degli anni passati sul no al tracciato ferroviario dell’alta velocità, che sarebbe andato a toccare un sistema idrogeologico delicatissimo come quello del bacino dello Spino. La fonte di approvvigionamento di acqua per Rovereto e per buona parte della Vallagarina.
Quindi, la risposta popolare alla decisione del presidente della Provincia di qualche settimana fa, che prevederebbe la scelta di un tracciato in particolare, il cosiddetto T5 non lascia margini di dubbio. Come è noto, sulla scorta dell’ipotesi di tracciato detto T5, l’innesto della Valdastico sarebbe a Rovereto sud, all’altezza di Marco. Non solo, il percorso necessiterebbe di 11 viadotti, 12 gallerie, fra cui una di ben 7 chilometri e 2 svincoli. Fra i commenti più attenti a fine serata, quello del consigliere circoscrizionale di Sacco Giancarlo Caroli, che ha osservato: «Il problema in Italia non è quello di costruire nuove strade, ma è quello della manutenzione. Si pensi al ponte Morandi a Genova. Un’opera come la Valdastico ha costi elevatissimi e richiederebbe una manutenzione altrettanto onerosa con i suoi viadotti e le gallerie, oltre a quanto è stato detto sull’impatto ambientale».
Per Emanuele Curzel, docente di storia medievale a Trento, il tracciato è doppiamente improponibile, poiché «Concepito nella prima metà degli anni Settanta (il cosiddetto PI.RU.BI.), per portare le auto verso la Valsugana. Ma soprattutto perché non servirebbe neppure a calmierare il traffico, visto che in base agli studi più recenti il numero di auto non è di 20mila auto, come spesso si è sentito dire, bensì di 5mila».
Per l’ex direttore del Museo civico, il geologo Franco Finotti, l’attenzione va posta sui rischi nella perforazione: «Sono stati fatti nel 2007 i lavori di tracciamento sotto il Pasubio che hanno dimostrato la connessione idrogeografica del monte con malga Zocchi e con la sorgente dello Spino. Il tracciato stradale interromperebbe l’approvvigionamento di acqua dallo Spino. Ma non basta, infatti gli stessi tecnici delle autostrade hanno scritto che gli aspetti critici del T5 sono al limite della fattibilità geologica». (FOTO GIANNI CAVAGNA)