La verità degli anarchici Oggi comizio in piazza
Un conto è la strategia processuale, un conto è l’attività politica. Soprattutto, un conto è difendersi, un conto è difendere gli altri. Ecco perché, oggi, si terrà il «comizio anarchico», come i protagonisti stesso l’hanno chiamato. I sette anarchici arrestati su ordine del Gip e richiesta della procura distrettuale si sono avvalsi della facoltà di non rispondere solo qualche giorno fa. E per forza. Pressoché nessun indagato - a maggior ragione un indagato per reati gravi e terrorismo ed eversione lo sono - si metterebbe a parlare con un giudice, prima di capire cosa esattamente la procura contesta, per dirla in un altro modo, prima «di vedere le carte».
Prima, insomma, di capire quanto e se è solido l’apparato indiziario a loro carico. Ma gli amici che stanno fuori, e che da giorni si prodigano in manifestazioni di solidarietà, loro sono decisamente più liberi. E hanno deciso, come recita il manifesto apparso nelle scorse ore sui muri della città, di fare un «comizio anarchico». Chiaro l’intento: «Dopo le perquisizioni, gli arresti, il linciaggio mediatico abbiamo anche noi, se permettete, qualcosa da dire». Alla comunità danno appuntamento oggi alle 17.30 in piazza Loreto.
I termini della questione sono più o meno noti. Una decina di giorni fa, gli arresti: in sette sono finiti in carcere, con accuse pesantissime. Si tratta di Luca Dolce, Roberto Bottamedi, Giulio Berdusco, Agnese Trentin, Marie Antonia Sacha Beranek, Andrea Parolari e Nicola Briganti. Secondo l’accusa loro sarebbero colpevoli del delitto previsto dall’articolo 270 bis perché promuovevano ed organizzavano un’associazione che si propone il compimento di atti di violenza con finalità di eversione dell’ordine democratico. In una parola: terrorismo.
E sulla base di questo, a loro vengono imputati una serie di atti incendiari avvenuti tra Rovereto e Trento negli ultimi mesi, tra cui il traliccio sul Finonchio, l’attentato alla sede della Lega ad Ala, i bancomat Unicredit di Rovereto, l’attentato al laboratorio dell’università di Trento, l’incendio a nove macchine della polizia locale di Trento, l’attentato all’agenzia di lavoro interinale Randstad. A ciò si aggiunga l’accusa di aver fabbricato documenti falsi.
Tutte accuse per cui i sette arrestati si difenderanno nelle sedi opportune. Oggi però è il gruppo degli anarchici a prendere la parola. E raccontare la propria verità.