Al Palazzo servono laureati: a Rovereto in 90 per 4 posti
Palazzo Pretorio ha deciso di accrescere il livello di istruzione del personale inserendo in organico dieci nuovi laureati. I posti a disposizione, tra l'altro, sono necessari per colmare un vuoto nella mappa di professionalità municipali. Tra gli operativi e i dirigenti, al momento, non c'è infatti una figura di collegamento in grado, all'occorrenza, di ruotare all'interno dei servizi per garantire la massima efficienza alla macchina di piazza del Podestà.
Con la riorganizzazione attivata dal direttore generale Mauro Amadori negli ultimi due anni, che ha dimostrato di funzionare, ci si è però trovati tra le mani una coperta troppo corta. E questo non certo per colpa dei dipendenti che, al contrario, si sono spesi oltre il dovuto per cercare di far funzionare al meglio l'amministrazione della città, ma al blocco del turn over imposto dalla Provincia.
Grazie al Dup, il documento unico di programmazione, il Comune ha palesato l'esigenza di ampliare ma soprattutto qualificare l'organico. Perché in ballo ci sono 100 milioni di euro di opere pubbliche da progettare e senza un numero adeguato di laureati tecnici palazzo Pretorio sarebbe costretto a tuffarsi nel mare delle consulenze esterne. Una scelta che, però, ha fatto scattare l'allarme tra gli studi tecnici privati che sulle commesse pubbliche ci campano. Rimpinguare il numero di professionisti interni, in altre parole, graverebbe su decine di operatori di provate esperienza e capacità che vedrebbero sparire possibilità concrete di lavoro. In Comune, per tutta risposta, assicurano che il ricorso a consulenze esterne non sarà affatto cancellato ma che le assunzioni sono necessarie proprio per carenze di organico.
Via libera, dunque, ai «dottori» (ingegneri e architetti) da inserire a libro paga della città. Perché a soffrire maggiormente è proprio l'ufficio tecnico che, nel tempo, ha perso il 16% del personale.
Il Comune ha indetto le selezioni per la formazione di graduatorie da utilizzare proprio per l'assunzione di tecnici altamente qualificati. E i primi assunti saranno in quattro, due a tempo pieno e altrettanti part-time.
L'apertura delle porte dell'ex Cecenia ha, come prevedibile, stuzzicato gli appetiti di chi da tempo cerca un impiego pubblico. Non a caso sono arrivate sul tavolo del direttore generale 90 domande di assunzione. Tanta roba ma, per certi versi, attesa. Perché la fame di occupazione rimane altissima, soprattutto nei Comuni che da tempo hanno chiuso le porte bloccando il turn over in nome della famigerata spending review.
Palazzo Pretorio, in verità, da qualche anno si è rifatto il look, dal punto di vista della «manodopera» interna. Perché nel tempo l'organico si è ridotto a 420 dipendenti e si è reso necessario ruotare gli uffici per mantenere dinamico l'assetto. Ecco dunque che si è iniziato con la girandola dei dirigenti per poi passare al valzer dei capiufficio. In pratica è stato mescolato il 10% della gente a stipendio fisso. Ovviamente ogni manovra è stata concordata con il sindacato e gli interessati e si è speso molto per corsi di formazione e professionalizzazione dei lavoratori. È stato pure introdotto un accorgimento molto «americano», la fidelizzazione. Tradotto significa che si è inculcato negli impiegati il forte senso di appartenenza all'azienda. Supportato, segno dell'epoca, da un massiccio ricorso all'informatica che ha sveltito le pratiche e permesso di applicare la flessibilità.
In questo contesto nuovo a breve si inseriranno i primi quattro neoassunti pescati dal listone dei novanta pretendenti.
E non saranno gli unici visto che, come detto, piazza del Podestà ha intenzione di incrementare l'organico di una decina di unità. Le assunzioni, chiaramente, avranno anche un compito in più: favorire il know-how operativo e l'esperienza tra i dipendenti in servizio e i nuovi e contribuire ad incrementare l'efficienza del Palazzo. E la scelta, al di là di coprire ruoli ora inesistenti, è di accrescere il livello scolastico. Che, per altro, è superiore a quello medio delle altre municipalità italiane ma, rispetto all'Europa, è basso visto che in Comune c'è un laureato su quattro (il 23,08%).