Femminicidio, l'autopsia conferma «Eleonora è stata strangolata»
Le hanno messo le mani attorno al collo, le dita sulla giugulare. E hanno schiacciato. Hanno schiacciato abbastanza e abbastanza a lungo da ucciderla. Così è morta Eleonora Perraro, la 43enne trovata morta all'alba del 6 settembre scorso nel giardino del bar Sesto Grado di Nago. È questo il punto più importante della relazione dell'anatomopatologo Dario Rainero, che ha depositato in procura i risultati dell'autopsia. Per ora il riserbo, tra gli inquirenti come tra gli altri soggetti coinvolti nella vicenda, resta massimo. Ma le poche indiscrezioni che emergono, confermano le sensazioni avute nell'immediatezza del ritrovamento. Quella donna è stata uccisa. Ed è stata uccisa con la volontà di toglierle la vita, al termine di una violenza che l'ha devastata. Si complica la posizione del marito Marco Manfrini, 50 anni, tuttora in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato. Anche l'ultima speranza che dai rilievi emergessero elementi tali da far immaginare un incidente, è naufragata. Eleonora è stata uccisa, e con violenza importante. E lui resta l'unico indiziato.
La vicenda è nota. Eleonora Perraro, 43 anni, originaria di Riva ma residente a Rovereto, è stata trovata appunto il 6 settembre scorso nel giardino del bar Sesto Grado, ormai priva di vita. Sul corpo i segni della violenza: sangue, soprattutto. Sul volto, sui vestiti, sui pouff del locale, tutt'intorno. A fianco a lei, il marito Marco Manfrini. È stato lui a dare l'allarme: ha detto alle forze dell'ordine, intervenute subito, di non ricordare nulla. Di essersi addormentato felice accanto alla moglie e di essersi svegliato trovandola lì, in quelle condizioni. Ha escluso di aver litigato con lei, perché la serata sarebbe stata una serata piacevole. L'ultimo suo ricordo, ripete da allora, è legato ad una serata piacevole: erano arrivati assieme al bar, avevano chiacchierato e bevuto assieme, e al momento della chiusura, avevano ottenuto dal titolare il permesso di fermarsi lì. Senza che ci fossero attriti. Insomma, dal suo punto di vista, la morte della moglie rimane un giallo.
A questa versione gli inquirenti non hanno mai creduto. Un po' perché sembrava poco credibile in sé. Un po' perché i precedenti in questo caso pesano: solo pochi giorni prima della morte di Eleonora, la donna era finita al pronto soccorso con lesioni compatibili con un'aggressione.
Fino a ieri, tuttavia, i sospetti erano pesantissimi, ma restava aperto uno spiraglio. Ora l'autopsia toglie ogni dubbio. La donna è stata uccisa perché le hanno tolto l'aria. Letteralmente. Sul collo ci sono le ecchimosi provocate dai polpastrelli che spingono. Prima di strozzarla, l'assassino l'ha picchiata e - dettaglio purtroppo confermato - l'ha morsa. Certamente due volte, forse anche una terza. Cosa abbia scatenato la violenza non è noto, al momento. Certo sia lei che lui avevano bevuto. Ma se fino a mezzanotte - orario di chiusura del bar "Sesto grado" - sembravano felici, il loro umore dev'essere cambiato nello spazio di poco tempo. Secondo l'anatomopatologo la morte di Eleonora si può far risalire ad un intervallo di tempo che va da mezzanotte alle due.
Dal punto di vista dell'inchiesta, ora rimane poco da fare. Si aspetta la relazione del Ris di Parma, soprattutto sulla dentiera di Manfrini, trovata a terra vicino al corpo della donna, ma anche su bicchieri e pezzi di stoffa intrisi di sangue. Oltre a quello, non c'è molto da fare. E altrettanto certamente il risultato dell'autopsia corrobora una ricostruzione dell'accaduto più pesante possibile. Dal punto di vista della qualificazione giuridica, è pressoché scontata l'accusa di omicidio volontario: difficile sostenere che non ci sia stata volontà omicida, quando l'«arma» sono le mani che si stringono attorno al collo della vittima.
L'unico accusato dei fatti, il marito Marco Manfrini, vede quindi la sua posizione aggravata dagli ultimi risultati. Quando arriveranno anche i risultati dei Ris, ci si attende la chiusura indagini. E quindi è probabile l'accusa per omicidio volontario aggravato (per lo meno dal fatto che Eleonora era la moglie, se non pure per la minorata difesa, posto che aveva una gamba ingessata). Dal punto di vista della procedura, significa un processo davanti alla Corte d'Assise.