Lettera di Sgarbi a Fugatti «Il Mart riapra il 4 maggio»
Riapertura dei musei il 4 maggio, a prescindere del lockdown imposto dal governo ma per far valere l’autonomia, e rivoluzione interna al Mart, con il direttore amministrativo Diego Ferretti che rivestirà pure il ruolo di Maraniello (e con un solo stipendio) e mostre curate dagli attuali dipendenti tra i quali sarà pescato il capocuratore. Spending review, dunque, e restituzione dell’arte al pubblico in tempo di coronavirus per far ripartire lentamente il turismo. È questo il «verbo» del presidente del Mart Vittorio Sgarbi , sottoscritto pienamente da tutto il consiglio di amministrazione nella riunione di ieri.
A questo, ovviamente, va aggiunta la conferma di tutte le mostre già in calendario anche se slitteranno di qualche mese. E carne al fuoco ce n’è molta, in quanto ad esposizioni, soprattutto c’è una scelta «politica» di avvicinare i giovani al museo con proposte che stuzzicano anche gli ultimi che si sono avvicinati all’arte contemporanea passando da generi diversi.
Ma partiamo dalla «forzatura» sui cancelli aperti. «Ho scritto una lettera a Maurizio Fugatti in cui gli chiedo di fare pressioni sul governo affinché lasci all’autonomia locale i tempi di apertura dei musei. - spiega Vittorio Sgarbi - Attenzione, però, perché ho scritto pure ai governatori Zaia, Bonaccini e Rossi per fare la stessa cosa».
Altro che distanziamento sociale! «C’è già in molti musei. Penso a posti dove vanno 20 persone al giorno e nessuno tocca niente, né le opere ovviamente né tantomeno si strusciano. Il 4 maggio si deve aprire. In Italia, poi, ci sono sono 4 mila musei in gran parte civici o diocesani. Questi ultimi seguiranno il loro corso ma per gli altri, come il Mart, deve essere lasciata ai presidenti di Regione e ai sindaci la decisione di aprire o meno. Perché il capo dei musei non è il ministro Franceschini».
Una richiesta formale che, come detto, è stata girata ad altri enti pubblici. «Quando Fugatti è al tavolo con Conte deve rivendicare il potere locale di riaprire i musei. Non c’è contatto fisico, ripeto, non c’è assembramento, è più facile che nelle librerie».
Il cda di ieri, però, è servito anche per riorganizzarsi. «È stato confermato che il direttore coinciderà con quello amministrativo tagliando 200 mila euro. E poi, contrariamente all’epoca Belli, saranno finalmente valorizzate le forze interne: chi lavora al Mart da 20 anni ha capacità di dialogo tra curatore e direttore per la programmazione che rimane in capo al cda».
Maraniello è in scadenza: il 31 maggio chiuderà la sua esperienza. «E noi risparmiamo. Fino ad allora si occuperà di spostare le mostre già in agenda che sono tutte confermate».
Quelle sul regista armeno Gianikian e sulla fototografia di Zannier slittano di due mesi. Confermato Caravaggio per ottobre mentre «Picasso, de Chirico e Dalì. Dialogo con Raffaello» passa a dicembre in contemporanea con Boldini.
Poi le altre chicche: Carlo Benvenuto, artista giovane, e Soffici «con un capolavoro giovanile che apre il tema dantesco del 2021». Per il prossimo anno sono in arrivo Banksy, Klimt e Depero alle Albere ma pure Constable, paesaggista inglese, e Steve McCurry, il fotografo, per capirci, della ragazza afgana. Tornando al Mart, Sgarbi annuncia due installazioni di prestigio: il writer Bros nel garage del museo con un’auto che diventa scultura e Velasco, in collaborazione con Arte Sella, intorno alla fontana con cani randagi realizzati con vari materiali. E si farà pure Canova, tra 2021 e 2022. «Il Mart diffuso è un valore e un risparmio: finanziamenti di 10-15 mila euro e patrocini ad Arte Sella, Castel Ivano».