Ex mangimificio SAV: nuovo centro commerciale alle porte di Rovereto
Un altro centro commerciale a Rovereto (che ha già il record per punti vendita in rapporto alla popolazione in tutto il Trentino). Per la precisione a Sant’Ilario, nell’area oggi occupata dall’ex mangimificio Sav, ecomostro in via di abbattimento all’accesso nord della città. Ancora una volta, dopo l’invenstimento - questo certo - al sud della città, nell’area della Favorita, ci sarebbe il marchio Conad dietro l’iniziativa immobiliare, un settore economico dove ormai i colossi della grande distribuzione, sia nazionali che internazionali, sono gli unici giocatori.
Dopo gli investimenti che negli ultimi dieci anni hanno visto sorgere una concentrazione di centri commerciali nell’area di via del Garda (e un paio di grandi cantieri sono tuttora in corso), ora potrebbe essere arrivato il momento dell’area opposta, a Sant’Ilario. Certo, di ufficiale per il momento non c’è ancora nulla. Ma la trattativa è in corso. E fonti molto bene informate la definiscono «a buon punto». Si sa che in questi casi, ufficialmente, le bocche sono cucite, soprattutto quando si tratta di interventi che muovono milioni di euro e coninvolgono diverse società che vanno dall’edilizia, ai medi operatori commerciali fino alle grandi catene distributive.
La superficie totale del sito oggetto della compravendita in questione, dove dovrebbe sorgere un altro minicentro commerciale trainato da un altro grande supermercato è di 8.600 metri quadrati ed è di proprietà dell’Itea. Così ha spiegato ieri lo stato dell’arte il presidente di Dao (centro distributivo Conad, e comproprietario del marchio Eurospin, ndr), Ezio Gobbi: «È prematuro parlare di un investimento del gruppo in quell’area. C’è un’ipotesi valutativa, anche se siamo interessati a tutte le opportunità reali o anche potenziali che siano».
Staremo a vedere. Resta il fatto che da dieci anni ad oggi gli unici investimenti immobiliari su Rovereto sono quelli che vedono al centro un interesse commerciale della grande distribuzione, l’unica ancora in grado in questi difficili anni di muovere risorse complessive per decine di milioni di euro, creando posti di lavoro e dando una scossa all’economia, anche locale.
Come è noto, la Rovereto industriale, tramontata ormai una ventina di anni fa, ha lasciato il posto a una serie di ruderi fatiscenti, gli ex capannoni, ricettacolo di vagabondi, di tonnellate di rifiuti, di microcriminalità e di potenziali bombe ambientali. Problemi che comportano costi ingenti per qualsiasi amministrazione. Non fa difetto sotto questo aspetto anche la parte nord della città. Come si ricorderà, alla fine della scorsa consiliatura l’amministrazione Valduga era riuscita a realizzare una parziale bonifica dell’area ribattezzata “dell’ecomostro ex Sav”. La vicenda è ben nota: c’è stato l’impegno dell’amministrazione Valduga nel ridurre la presenza di questi edifici, almeno provvedendo alla loro demolizione. Sono stati questi i casi dell’ex macello a san Giorgio, poi dell’ex Marangoni a Lizzanella, quindi della Favorita nella zona Sud della città e dell’ex Aragno a Marco.
Nel caso dell’ex Sav l’intervento di bonifica era stato oggetto di un apposito protocollo d’intesa con l’Itea. La demolizione dei capannoni e il recupero della ex caserma austro-ungarica, un edificio di pregio storico-architettonico già pellagrosario, poi caserma austroungarica e panificio pubblico, vincolato dalla soprintendenza, ha creato spazi a disposizione della collettività. Il progetto iniziale della giunta Valduga prevedeva di rinnovare l’immagine della città per tutti coloro che arrivano da Nord.