Bruciata nella notte la «casetta nel bosco» vicino alla Campana dei Caduti
Il rogo sicuramente doloso, il padrone Luciano Bais non si capacita: «Dentro c’era solo una stufa con pochi mobili, prima di Pasqua avevano scassinato la porta»
ROVERETO. La piccola «casa nel bosco» sul colle di Miravalle è stata completamente distrutta dalle fiamme. Probabilmente di notte, senza che qualcuno se ne accorgesse, a soli duecento metri dalla Campana dei Caduti. Il proprietario del vecchio capanno di caccia, il 92enne Luciano Bais, ha fatto questa triste scoperta sabato scorso quando è arrivato nel suo appezzamento insieme al figlio.
C'erano stati insieme il giorno di Pasquetta e ci andava ogni volta che poteva per trascorre del tempo in mezzo alla natura. L'aveva trasformato in un piccolo rifugio insieme alla moglie Anna Sartorelli, il luogo del cuore in cui portavano prima i figli ed ora i nipoti.
«É un'assurdità» commenta, incapace di darsi una spiegazione. «Prima di Pasqua avevo trovato la porta scassinata e dentro qualcuno aveva fatto un cerchio con i mattoni, forse cucinato qualcosa e bevuto un po' di Coca cola».
Bais era dispiaciuto del danneggiamento, ma l'aveva presa con filosofia e senza troppa preoccupazione. «Sono cose che capitano, ho riparato subito la serratura».
Sabato scorso però l'amara sorpresa.«Stavolta ho trovato ancora un cerchio di mattoni in cui devono aver cucinato, ma poi hanno portato dentro al capanno travi di legno molto pesanti che si trovavano nella tettoia più sotto, un grosso zocco che usavo per tagliare la legna, vasi di fiori e panchine. Hanno bruciato tutto». Il tetto, rifatto appena due anni fa, si è sgretolato. Il baito incendiato dev'essere stato come una pentola a pressione la notte in cui le fiamme lo hanno divorato. Ma nessuno ha visto…
Luciano Bais, conosciuto in città per l'attività di lavanderia che gestiva cui i fratelli in via Scuola, ha sporto denuncia ai carabinieri. Presto anche i forestali si recheranno sul posto per un sopralluogo, in cerca di indizi che possano ricondurre al reponsabile o ai responsabili di un gesto tanto vile. Difficile però trovare una spiegazione all'accaduto. Pare certo che non si sia trattato di un incidente, ma di un rogo doloso.
Il posto (località val Scodella, per la precisione) è proprio attiguo alla Campana dei Caduti. «Si raggiunge percorrendo una stradina che parte proprio dal piazzale della Campana - racconta il proprietario - ed è una zona che i roveretani hanno riscoperto in quest'anno di pandemia. Ma prima d'ora non avevo mai subito danni e non posso immaginare per quale motivo abbiano appiccato il fuoco».
Mentre Luciano Bais racconta e mostra le fotografie di quel che rimane del suo capanno accanto a lui c'è la moglie. Sono tanti i ricordi condivisi in quel luogo e tanta l'amarezza per quel che è accaduto. Che resta senza una spiegazione.Difficile pensare perfino ad una ragazzata. O che una sola persona, un folle, abbia fatto tutto da solo. Eppure dentro il capanno c'erano la stufa, dei mobili vecchi dal grande valore affettivo e poco altro. Non c'erano nemmeno la corrente e l'acqua. «I danni però sono ingenti, dovrò rifarlo completamente» commenta Bais. Ha ancora l'energia per farlo,anche se il dispiacere per l'accaduto è davvero tanto.