Dalla finestra del «Veronesi» di Rovereto piove in strada una sedia, la denuncia di una passante
Ancora allarme violenza nella scuola professionale, dopo gli episodi di gravi risse e l’allarme per le «baby gang», situazione difficile. La dirigente: «Abbiamo chiesto aiuti alla Provincia, stiamo ancora aspettando»
ROVERETO. «Passi per gli aeroplanini di carta. Ma che qualche giorno fa dalle finestre del Cfp Veronesi si sia lanciata una sedia, che poi è finita su via Sighele, da parte di sette-otto studenti, che poi hanno intonato cori da stadio insultando delle passanti, è inaccettabile. Per questo ho chiamato la scuola, avvisando di quanto stava accadendo. Mai avrei pensato di assistere a una scena così in pieno giorno e dalle aule di un istituto di formazione».
A raccontare, come testimone diretta, quanto accaduto a due passi dal commissariato di Polizia è la signora P.N., di Brentonico.
Non si è fatta attendere la versione della dirigenza scolastica che comunque non nega la gravità del caso. «Dal piano rialzato hanno calato - spiega la preside Laura Scalfi -, preferisco usare un eufemismo, una sedia per un compagno che era in strada, esonerato dalla lezione. Non ero presente in quel momento. Ma sono intervenuta con tempestività ed energia. Per i ragazzi sono stati presi provvedimenti disciplinari. Si è trattato di un momento in cui la classe si è spostata da un laboratorio all'aula. Un episodio spiacevole. Ma non mi sento di dire che la sedia è stata lanciata. Faranno lavori socialmente utili a scuola. Tutti sono minorenni».
Il fatto è di per sé preoccupante, poiché avvenuto in un luogo protetto e destinato alla formazione dei giovani. Pertanto è inevitabile chiedersi cosa possano combinare quando non sono più in classe. Perciò non si deve trascurare che ormai si tratta di un altra brutta vicenda che allunga la serie di casi che in città da un paio di anni hanno avuto per protagonisti gli adolescenti.
Dalle risse fra baby gang fino ai pestaggi degli adulti, che osano intromettersi per difendere una vittima, ormai più che cercare di ridimensionare il fenomeno, bisognerebbe prenderne atto, facendo i conti con la violenza giovanile.È quello che il questore di Trento Alberto Francini ha spiegato un paio di mesi fa. Quando per sincerarsi di quello che sta accadendo, è venuto in città. E ha invitato tutti a non prendere sottogamba il fenomeno baby gang: «Purtroppo si tratta di ragazzi disadattati con famiglie disagiate alle spalle. Ma i loro atti vanno giudicati come prevede la legge. Perché non si tratta di ragazzate».
D'altra parte sociologi e psicologi hanno fatto presente che il disagio sociale, complice la pandemia, si è acuito negli ultimi due anni. Il fattore di isolamento e chiusura in sé stessi ha reso alcuni adolescenti, alla soglia della maggiore età, più aggressivi.
«È un anno molto difficile - riflette la dirigente - e contenere questi adolescenti è diventato sempre più complesso. Per questo chiedo da tempo anche alla Provincia aiuti e risorse. Ma non li abbiamo avuti. Siamo a mani nude. Questi giovani non sembrano rendersi conto della differenza fra una goliardata e un potenziale reato. Mancano di senso del limite».