Valduga: «Sì, i biglietti coprono solo l’8% dei costi, ma non arriveremo agli autobus gratuiti»
Il sindaco commenta i numeri del servizio e spiega: «I fondi che vengono dai ticket li usiamo per aumentarenle corse e gli orari, l'obiettivo è incentivare il più possibile l’uso dei mezzi da parte di chi si sposta in città e nelle zone limitrofe»
ROVERETO. Il trasporto pubblico - in città e nel piano d’area lagarino che include altri dieci Comuni - costa 6,2 milioni di euro all’anno. Dai biglietti, però, entra in cassa solo poco meno di mezzo milione (462.702 euro). Briciole, verrebbe da dire. Il sistema, dunque, si regge sui fondi della Provincia e dei singoli Comuni, Rovereto in testa.
Lo scorso anno tram e corriere del piano d’area - che coinvolge Rovereto, Volano, Nomi, Pomarolo, Villa Lagarina, Nogaredo, Isera, Mori, Trambileno, Calliano e Besenello - hanno macinato 1 milione 353.317 chilometri in città e 103.262,89 in ambito extraurbano.
La spesa per garantire il trasporto pubblico è stata di 6 milioni 235.152,26 euro.
Come detto, solo poco meno di 463mila euro sono entrati con i biglietti mentre la Provincia ha staccato un assegno di 5 milioni 54.506,35 euro. Il disavanzo di 222.655,65 euro ricade ovviamente sulle spalle dei Comuni, con Rovereto che dovrà versare 154.389,82 euro ai quali ne vanno aggiunti altri 677mila per le corse aumentate dentro la città.
Di fronte a queste cifre, ovviamente, la domanda sorge spontanea: non si potrebbe rendere gratuito l’autobus per i cittadini e coprire quella somma con uno stanziamento suddiviso tra tutte le municipalità?
Il sindaco Francesco Valduga allarga le braccia: «Sì, si potrebbe e quei numeri li abbiamo notati e studiati anche noi. E ne abbiamo discusso a lungo perché la nostra volontà è chiara: incentivare il più possibile l’uso dei mezzi da parte di chi si sposta in città e nelle zone limitrofe».
Abolire il ticket, però, non è fattibile, non per il momento almeno?
«In questo momento i soldi sono pochi e a soffrire dei rincari e della mancanza di fondi sono soprattutto i Comuni. Tant’è che la Provincia dovrà aumentare i trasferimenti. In un contesto squisitamente economico, quindi, anche quel mezzo milione serve eccome. Ma non è solo questo il problema, c’è anche un discorso di percezione da parte dell’utente».
In che senso?
«Nel senso che se un servizio è gratuito, viene letto come qualcosa di poco valore e, d’altro canto, proprio perché non è a pagamento si rischierebbe di peggiorare la qualità. C’è poi la questione della funzionalità del trasporto. Far pagare il biglietto, che per altro costa poco, serve per incrementare le corse e gli orari, per rendere più capillare il servizio e quindi incentivare la gente ad usarlo lasciando la macchina a casa».
Insomma, per salire sull’autobus si dovrà continuare ad acquistare il biglietto anche se l’ipotesi gratuità non è stata affatto presa sottogamba?
«No, tutt’altro, è stata al centro di ampie discussioni sia con Trentino Trasporti che con il consiglio delle autonomie. Perché davvero se fai un raffronto con le cifre il dubbio di cancellare il ticket ti viene. Però i costi aumentano e la volontà è di ampliare la rete di collegamento, il numero di mezzi in circolazione e gli orari. Solo in questo modo si riuscirà a spingere il cittadino a prendere il tram piuttosto che la vettura privata. E, ripeto, la compartecipazione delle persone è fondamentale».
Le tariffe abbordabili e la capillarità del trasporto pubblico sono un incentivo migliore al viaggio gratis?
«Coprendo bene l’area, c’è un’offerta più attrattiva: il binomio biglietto basso e più corse funziona di più».
In tempo di Covid, diversi Paesi europei, come Spagna e Germania, avevano valutato attentamente di cancellare il ticket.
«Abbiamo discusso anche di questo e cercato di capire se era una buona scelta. Alla fine ci siamo resi conto che la compartecipazione dell’utente è fondamentale e porta appunto all’equilibrio, visto che contribuisce a rendere migliore e a implementare il servizio, che è poi quello che serve. E poi, ripeto, in questo momento si contano tutti i soldi che entrano, perché le risorse sono diminuite e carburante ed energia sono cresciuti».