Pronta dopo 12 anni la terza casa di riposo della città, a marzo taglio del nastro
L'opera progettata in piazzale De Francesco figura fra le grandi incompiute: la lunga attesa soprattutto per colpa della crisi economica e dei fallimenti delle aziende interessate
ROVERETO. La domanda sorge spontanea: perché a Rovereto le grandi opere attraversano i decenni e collezionano annunci di apertura buoni per un archivio storico? La risposta non c'è. Ma c'è la realtà delle cose. E la tempistica rientra in questa casistica.
Tra le «incompiute» c'è la terza Rsa della città, quella di piazzale De Francesco. Un'opera attesa e discussa nel tempo. Primo perché avrebbe dovuto sostituire la casa rossa di via Vannetti, poi perché avrebbe dovuto accogliere gli anziani durante i lavori di ristrutturazione della storica casa di riposo e infine perché, a fronte di un progetto di realizzazione di una nuova Rsa in via Ronchi, avrebbe dovuto ospitare i non autosufficienti.
Per anni - soprattutto per colpa della crisi economica e dei fallimenti delle aziende chiamate a costruire la futura casa dei nonni - si è aspettato Godot: la struttura, infatti, è rimasta a lungo un cantiere fantasma. Dopo una lunga parentesi, però, finalmente sta per scattare l'ora «ics»: l'1 marzo 2023 la nuova Rsa sarà aperta ufficialmente.La tanto attesa casa di riposo, dunque, a 12 anni dall'avvio lavori e a 22 dalla prima idea di terza Rsa ha una data di apertura. E poco importa se è passato oltre un decennio, l'importante è che quella «macchia» azzurra in mezzo alla città sia occupata dai nostri nonni con esigenze assistenziali.I lavori, dunque, sono finiti e l'ultimo passaggio ha riguardato la pulizia.
E l'eterna incompiuta ha ora una data di taglio del nastro ed è pronta ad accogliere i primi 90 utenti in età non più verde e con acciacchi difficilmente gestibili. L'ultimo colpo di bacchetta magica, d'altro canto, è servito per il bruschino con il Comune che, in estate, è riuscito a mettere la spugna e il detersivo nelle mani della cooperativa sociale Valles per rendere splendente la casa di riposo che, a fine inverno, si riempirà con anziani che stanno attendendo da tempo un posto. La Rsa di piazzale Defrancesco, come si è ripetuto più volte, è una sorta di Duomo di Milano.
Il cantiere per il nuovo ricovero è stato avviato una dozzina di anni fa ma una lunga serie di intoppi - dai ricorsi a Tar e consiglio di Stato ai fallimenti delle ditte e, infine, «amarena» sulla torta, il Covid - ha rallentato i lavori. La nuova struttura, alla fine, costerà oltre 13 milioni di euro. Ora, finalmente, ci siamo, con la casa di soggiorno che accoglierà i 90 ospiti prima dell'inizio della primavera. E pensare che l'iter risale addirittura a vent'anni fa.
A dilatare i tempi, in questa lunga parentesi, è stata soprattutto la crisi economica che ha falcidiato le ditte e ovviamente i ricorsi alla giustizia amministrativa per cercare di assicurarsi gli appalti. E per un biennio tutto è rimasto fermo, nessuno ha preso in mano una vanga o un cacciavite. E qui è intervenuto il Comune che per uscire dall'impasse ha coinvolto le aziende locali. Quell'edificio blu dalle finestre quadrate, nel frattempo, è ormai diventato il simbolo di cosa accade quando burocrazia e sfortuna si mettono di traverso. Tacendo delle vicissitudini politiche, era il 2010 quando si andò all'appalto.
E tra ricorsi e difficoltà d'impresa siamo arrivati ad oggi. E il taglio del nastro, dopo mesi di classificazione «a vista», adesso è stato fissato: il prossimo primo marzo.
La presidente della Vannetti Daniela Roner è soddisfatta: «Finalmente si parte. Lì si sposterà parte degli ospiti e dunque parte del personale. Come azienda stiamo cercando il nome per la nuova casa. Ne abbiamo individuato uno ma, da toponomastica, non si potrebbe utilizzarlo perché non sono passati dieci anni dalla morte. Ne stiamo discutendo con il Comune. Ci piacerebbe intitolare la Rsa a Lucia Fontana, una donna roveretana che ha speso tutta la vita nel sociale ed è stata la prima a portare i servizi a domicilio per gli anziani».