«Pronto soccorso di Rovereto, la situazione è grave»
Il sindacato medici ospedalieri preoccupato «Da troppo tempo viviamo in emergenza». Il segretari Sonia Brugnara: «La Federazione Cimo-Fesmed sta cercando di contrastare l'impiego di specialisti diversi da quelli dotati della specializzazione in medicina di urgenza»
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ROVERETO. Che la carenza di medici (ospedalieri e non) sia un problema di carattere provinciale e nazionale è fuori discussione. Così come, però, è indubbio che il pronto soccorso di Rovereto stia attraversando una situazione di grave emergenza (e non da oggi) ben più pesante rispetto, ad esempio, al Santa Chiara di Trento.
Tanto che il direttore sanitario del Santa Maria del Carmine ha chiesto ai primari di quattro reparti di fornire medici per coprire i turni notturni al pronto soccorso. Come? Se non ci sono volontari, l'unica via percorribile pare quella del ricorso agli ordini di servizio.
«Per quanto possibile la Federazione Cimo-Fesmed sta cercando di contrastare l'impiego in pronto soccorso di specialisti diversi da quelli dotati della specializzazione in medicina di urgenza anche se comprendiamo benissimo le difficoltà che anche i colleghi del settore emergenza urgente stanno sopportando sulle loro spalle. La situazione, vale la pena ricordarlo, non è di oggi ma la conseguenza di una carenza strutturale che si è manifestata da tempo e non è stata ancora risolta. Un compito, questo, che spetta a chi a livello politico ha la responsabilità della sanità trentina».
A parlare è il segretario del sindacato dei medici Sonia Brugnara (foto) che ha inviato una comunicazione agli iscritti.La questione è delicata e va risolta, ma, afferma la dottoressa oncologa al Santa Chiara, non possono farsene carico soltanto i medici o i primari con gli ordini di servizio. E men che meno il peso di un servizio gravoso può ricadere tutto sulle spalle di chi lavora in pronto soccorso: «Va riconosciuto che stanno facendo un grande lavoro, sono oggettivamente in difficoltà a causa di un'errata programmazione del passato che pare non trovare soluzioni nell'immediato. E questo tuttavia - puntualizza Brugnara - non può avvenire a discapito della sicurezza delle cure e della tutela dei medici».
L'Azienda sanitaria, tramite il direttore sanitario dell'ospedale di Rovereto Michele Sommavilla, ha chiesto ai primari di medicina, chirurgia, cardiologia e geriatria di garantire un numero minimo di turni notturni per il pronto soccorso. I quali, non trovando volontari, si troverebbero costretti ad emettere degli ordini di servizio. La chirurgia - unico reparto al Santa Maria del Carmine - sta garantendo quattro notti al mese e sei turni di giorno (sempre al mese), ma lo sta facendo da maggio per fare in modo che anche i medici del pronto soccorso possano fare le ferie. Un supporto che dura da mesi e che è legato ad un accordo tra la direzione e i nuovi assunti di chirurgia.
«Premesso che ogni specialista deve occuparsi della propria branchia, agli iscritti abbiamo indicato le procedure richieste per gli ordini di servizio ed evitare che vengano reiterati. Il presupposto è che deve essere rispettata la professionalità di ogni medico e garantire nello stesso la salute dei pazienti. Come dire: non è possibile chiedere ad un falegname di fare l'idraulico...» puntualizza il segretario della Federazione Cimo-Fesmed. E visto che si va sempre più verso l'ultraspecializzazione, non basta fare un concorso per cercare gli specialisti visto che ci sono altre dinamiche.
«Anche noi saremmo ben felici di dire che il contratto della sanità trentina è migliore di quello degli altri. Ma, senza voler fare cattiva pubblicità all'Apss, non è così visto che parecchi specialisti appena ricevono una proposta allettante lasciano il Trentino. Ragioniamo, vediamo di capire cosa bisogna fare perché - conclude Brugnara - è ben vero che giustamente chi ha sbagliato deve pagare, ma se non è completamente competente c'è una compartecipazione all'errore da parte di chi ha la responsabilità di organizzare il funzionamento di un reparto».