Discute con il personale e sequestra tutti in palestra con insulti e minacce
Movimentato episodio all’Urban City, una trentenne ha bloccato le porte dell’esercizio e impedito agli altri utenti di uscire. Sono serviti i carabinieri per calmare la donna e la sua amica: voleva il rimborso dell’iscrizione. Tutti bloccati per un’ora, anche chi doveva andare al lavoro
ROVERETO. Erano andati in palestra per allenarsi e si sono trovati sequestrati da due donne. Nessuno, per quasi un'ora, ha potuto né entrare e nemmeno uscire nel centro sportivo dell'Urban City. Bloccati alla porta da una donna incinta di 35 anni di origine africana e dalla sua amica più giovane di lei ma altrettanto agguerrita ed esagitata. Ci sono volute la pazienza e la capacità persuasiva dei carabinieri della stazione di Rovereto per convincere la due a lasciare la palestra.
Ma quel "blitz" costerà loro molto caro: oltre alla violenza privata per gli insulti e le minacce, molto probabilmente rischiano la denuncia di sequestro di persona, un reato gravissimo punito con la reclusione da sei mesi ad otto anni. Un episodio movimentato, quello accaduto mercoledì 12 luglio nel primo pomeriggio all'ingresso di Antytime Fitness, la palestra aperta 24 ore su 24 nel complesso Urban City in corso Rosmini.
Quando sono arrivate, attorno alle 14, le due ragazze dello staff che si occupano dell'accoglienza e dell'amministrazione si sono ritrovate l'ingresso sbarrato dalle due donne di colore con propositi poco amichevoli. «Non ci lasciavano entrare, così come nessuna delle persone che, finito l'allenamento voleva andare al lavoro, poteva uscire. Una delle due si è sdraiata sulla porta, mentre l'altra riprendeva con il telefonino. E intanto urla e insulti: una situazione surreale, una cosa incredibile, mai vista» racconta una ragazza dello staff.
Che continua: «E non c'era verso di schiodarle o di farle capire che avrebbero dovuto desistere per evitare una denuncia. Abbiamo avuto paura soprattutto nel momento in cui una ci ha minacciato che sarebbe tornata a rivendicare quello che secondo lei è un suo diritto. Hanno usato tanta cattiveria da spaventare la mia collega che ad un certo punto si è messa a piangere... Perché dobbiamo subire tanta prepotenza da gente così?».
Ma quali sono le motivazioni all'origine di un'azione tanto sconsiderata quanto pesante dal punto di vista penale? La richiesta di rimborso di un abbonamento alla palestra. Nell'agosto del 2022 la trentacinquenne aveva sottoscritto con Anytime Fitness un abbonamento annuale. In palestra in realtà, per motivazioni tutte sue, la donna non ci è mai andata. Tanto che dopo un paio di mesi chiede di essere rimborsata perché «cambio residenza e vado a vivere altrove».
«Noi non siamo obbligati a rimborsarti - è stata sostanzialmente la risposta del manager - ma se ci dimostri che effettivamente cambi città vedremo di trovare una soluzione». Quel certificato di cambio di residenza, però, non è mai arrivato. In compenso la donna extracomunitaria si è presentata più volte a battere cassa. Lo ha fatto anche ieri pomeriggio, in compagnia di un'amica, con modalità violente: insulti e minacce con l'aggiunta molto probabilmente (la conferma avverrà dopo che i carabinieri avranno visionato il video dell'impianto di sicurezza) del reato di sequestro di persona.