Cassa integrazione per gli operai della Marangoni al rientro dalle ferie
La sospensione del lavoro a settembre potrebbe riguardare un giorno a settimana (già successo in passato) per i 170 lavoratori dell’industria produttrice di pneumatici riciclati. Cerutti (Cgil): «Colpiti tutti i settori. E le prospettive sono nerissime»
CRISI Energia e logistica, la crisi ferma anche la Marangoni
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ROVERETO. Al rientro dalle tre settimane di ferie, e comunque dal mese di settembre, i lavoratori della Marangoni si ritroveranno in cassa integrazione. La sospensione del lavoro potrebbe riguardare un giorno a settimana (come peraltro era già successo in passato) per tutti i 170 lavoratori dell'industria produttrice di pneumatici riciclati come è emerso dall'incontro che le organizzazioni sindacali hanno avuto con i vertici aziendali di via del Garda.
«Non è la prima volta che l'azienda ricorre alla cassa una volta alla settimana dopo aver gestito con la flessibilità il calo di produzione. Ma questo non vuole dire che non dobbiamo preoccuparci. Però, rispetto al passato, ci sono elementi negativi molto forti - spiega Mario Cerutti della Cgil - perché ci troviamo difronte ad un'emergenza globale che riguarda tutti i settori dell'economia, non soltanto il comparto quella del trasporto su gomma, con prospettive nerissime per i prossimi mesi».
Una crisi globale, trasversale che coinvolge (e travolge) le economie del mondo industrializzato dagli Stati Uniti alla Cina: le incertezze del mercato, i tassi di interesse cresciuti, l'inflazione che fa sentire il suo peso sui bilanci familiari e delle aziende ha provocato un calo degli ordini con i magazzini pieni di prodotti che non vengono richiesti. «Sia chiaro che parliamo di tutti i settori. Ma rallentare la produzione di pneumatici a fine estate-inizio autunno nella stagione clou per la preparazione dell'assortimento di gomme non può non preoccuparci» ribadisce il sindacalista.
«Non perché è in crisi il prodotto Marangoni: è il mercato in generale che si sta fermando. Sulle gomme riciclate la Michelin ha annunciato forti investimenti, arrivando ben dopo l'azienda roveretana, a dimostrazione della bontà di un prodotto "green" che però resta nei magazzini. Una conseguenza del fatto che l'autotrasporto, la logistica e il movimento merci (ma lo stesso possiamo dire per il movimento terra e i cantieri) hanno ridotto drasticamente gli ordini. Conseguenza, questa, di un calo di consumi generalizzato dovuto a una serie di fattori che non riguardano solo l'Italia, ma il mondo intero».
In conclusione, è il ragionamento di Cerutti, «in questo caso parliamo di gomme, ma potremmo prendere in considerazione tutti i settori produttivi, dal tessile alle costruzioni, che la situazione non cambia di molto. Anzi, per nulla. Perché la cassa integrazione può sopperire ad un problema contingente, ma nulla può fare con i mercati globali in difficoltà. Perché finiti gli incentivi non so dove si andrà a finire con un'inflazione che pesa sempre di più, i prezzi incontrollati anche dei prodotto quotidiani come il pane e il formaggio, e le buste paghe ferme. E di questo passo non vorrei che si arrivasse ad un'ondata di licenziamenti...»