Condannato tre volte per stalking, finisce nella residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza di Pergine
Per anni ha perseguitato una commessa, tornando da lei ogni volta che usciva dal carcere. Il 45enne era stato portato nel centro di Gradisca ma il Pakistan ha detto no al rimpatrio
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ROVERETO. Per tre volte è stato arrestato per stalking, per tre volte è stato condannato e per tre volte è finito in carcere. Ogni volta che lasciava la cella di Spini, però, si ripresentava dalla cassiera che lui (e solo lui) aveva deciso essere la sua metà perfetta. Innamorato? Forse. Ossessionato? Certamente. Una presenza purtroppo costante nella vita della donna che l'ha sempre denunciato, non riuscendo più a sopportare la presenza ingombrante e inquietante. Tanto inquietante da farle cambiare abitudini di vita e da temere ogni volta che lui si presentava in negozio e chiamare la polizia.
Ma questo non è stato vissuto da lui come un chiaro rifiuto delle avance (che non avevano preso le forme delle serenate, dei mazzi di fiori, ma della presenza insistente e, in un caso, della violenza sessuale quando lui aveva allungato le sue mani fra le cosce di lei) anzi, riteneva solo di dover proseguire con il suo corteggiamento indesiderato.
E così dopo aver sempre espiato le pene inflitte, e come era successo le volte precedenti, si era ripresentato nel supermercato dove lei lavora, pronto a ricominciare a corteggiarla (visto da lui) e quindi a tormentarla (vista da lei). Si era cercato di perseguire anche la strada dell'espulsione - tanto da essere stato collocato al centro di rimpatrio di Gradisca d'Isonzo di Gorizia - ma era stata ostacolata dal diniego del Pakistan a riaccogliere il suo cittadino. Dopo l'ultima scarcerazione per l'avvenuta espiazione della pena, la terza, la storia si è ripetuta ma solo in parte.
L'uomo (è un pakistano ed ha 45 anni, ed è difeso dall'avvocato Luigi Campone) è stato sì arrestato ma non condannato. Al termine dell'udienza di pochi giorni fa, infatti, il giudice ha deciso di rinviare l'udienza al giugno dell'anno prossimo. I mesi che lo separano all'appuntamento a palazzo di giustizia, il 45enne li trascorrerà alla Rems (acronimo di residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza) di Pergine dove sarà aiutato dal punto di vista psicologico. A portare a questa decisione è stata la perizia firmata dal dottor Mancioppi. Che ha stabilito l'incapacità di intendere e di volere dell'uomo nel momento in cui ha commesso il fatto, e anche una sua incapacità processuale, sebbene reversibile. Una condizione che sarà rivalutata dopo il periodo di "soggiorno" alla Rems. Mesi che serviranno anche per capire meglio la situazione psichiatrica dell'uomo che è intimamente convinto che la cassiera sia la donna della sua vita e che, nonostante i chiari comportamenti di lei, non riesce a comprendere che il suo sentimento non è ricambiato. Anzi.
La donna ha vissuto con terrore questi anni: i primi episodi sono del 2018, l'ultimo dello scorso anno. Ha chiesto più volte aiuto alle forze dell'ordine che hanno "attenzionato" con particolare cura la situazione tanto da intervenire immediatamente (prima degli arresti c'era stati gli ammonimenti) a tutela della donna.
Che il problema fosse serio lo hanno compreso, fin da subito, la Procura di Rovereto ed il Tribunale, sempre prontamente intervenuti, nel rispetto della legge, con misure cautelari e con condanne. Tuttavia, tutto ciò non ha cambiato lo stato delle cose per lui che forse non ha mai capito la pericolosità delle sue azioni. Anzi, in occasione del primo processo, mentre il giudice leggeva la condanna, pronunciando quindi il nome di lui e il nome di lei, il pakistano si era convinto che li stesse unendo in matrimonio.
Con la perizia del dottor Mancioppi è stata certificata l'incapacità dell'uomo e per lui si sono quindi aperte le porta della Rems. E forse la cassiera potrà ritrovare un po' di serenità.