Rissa in campo, raid punitivo a scuola: sette minorenni "vendicano" un coetaneo
Il grave episodio prende le mosse dalla partita alle Fucine degli allievi tra il Sacco San Giorgio e l’Alense, durante la quale un quindicenne era stato insultato. Sembrava tutto finito lì, invece c’era chi meditava una rappresaglia: il gruppo è entrato nel cortile prima dell’inizio delle lezioni mescolandosi tra gli studenti. La vittima, colpita con un pugno al volto, costretta a farsi curare in ospedale
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TRENTO. Dagli insulti su un campo da calcio ad una vera e propria spedizione punitiva con uno studente quindicenne finito al pronto soccorso. La sua colpa? Quella di aver dato del "kebabbaro" al giocatore della squadra avversaria nel corso di una partita di calcio nel campionato allievi. E per punirlo dell'offesa sei o sette amici del ragazzo insultato non ci hanno pensato due volte ed hanno pianificato il raid: prima dell'inizio delle lezioni del mattino sono entrati nel cortile dell'istituto scolastico superiore mescolandosi tra gli studenti iscritti, hanno individuato la vittima (contando forse sulla complicità di un suo compagno di scuola) e l'hanno colpita con un pugno in volto.
Risultato: occhio nero, faccia gonfia e sette giorni di prognosi. Un episodio brutale, una modalità di fare giustizia da sé che ha destato allarme sia nel mondo del calcio che della scuola anche per la giovane età dei ragazzi tutti minorenni, una reazione spropositata a delle parole grosse volate in campo seguite da minacce più o meno pesanti e velate. Scontri di gioco (involontari o premeditati) e linguaggi non proprio da educande fanno parte da quando esiste il calcio delle "normali" dinamiche di un gioco di squadra. Ci si manda (o ci si mandava) a quel paese con un sonoro vaffa e tutto finisce (o finiva) lì.
Non così è successo la settimana scorsa al campo delle Fucine. In calendario per il campionato allievi la partita tra il Sacco San Giorgio (padroni di casa) e l'Alense. Tutto fila liscio fino a che a seguito di uno scontro di gioco lo scambio verbale tra due avversari prende sempre più forma fino a toccare un insulto ("kebabbaro", appunto, rivolto ad un calciatore dell'Alense) che secondo chi lo aveva subito andava vendicato.
Non lo ha fatto lui direttamente, ma ci ha pensato un manipolo di suoi amici organizzando e mettendo a segno un vero e proprio raid all'interno della scuola frequentata dal giocatore del Sacco San Giorgio. Si poteva prevedere una reazione simile per un'offesa in campo per grave e pesante che sia stata? Non sicuramente ai livelli di violenza dimostrata, anche se qualche avvisaglia c'era stata: il ragazzo offeso si era scagliato contro l'avversario ma era stato fermato prima del contatto fisico. Uno scatto d'ira e di rabbia che si pensava non avesse seguito, senza dare peso e valore ad una frase buttata lì nel dopo partita: «Che cosa hai fatto al nostro amico? Che c... sei andato a dirgli?».
Non ha fatto nemmeno in tempo, lunedì scorso, a sentirsi ripetere queste poche parole che lo studente quindicenne si è trovato accerchiato e sotto tiro da un gruppo di amici o tifosi che l'hanno mandato in ospedale. Forse poteva finire peggio se dal piazzale non fosse passato un insegnante dal quale il ragazzo ferito ha cercato soccorso. Basite le società sportive che si sono dissociate ovviamente dal violento episodio ed hanno richiamato i loro giocatori al rispetto dell'avversario. Incredulità nella scuola dove si è verificata l'aggressione denunciata subito ai carabinieri della compagni di Rovereto chiamati a dare un nome ed un volto ai sette componenti (tutti studenti) della spedizione punitiva.