Valdastico con uscita a sud di Rovereto, il pressing della Lega su Maurizio Fugatti
Zaia incalza e chiede di fare presto, il ministro Salvini annuncia: «Incontrerò presto il presidente trentino». Con il quale, sull’opera, «siamo d’accordissimo»
MINISTRO Salvini: «Valdastico, si troverà un accordo soddisfacente»
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PROVINCIA Critiche alla scelta di uscita a Rovereto sud
ROVERETO. Stai a vedere che alla fine la Valdastico che sogna Fugatti, quella con l'uscita a Rovereto sud, si farà davvero. Del resto, si potrebbe dire "ora o mai più": a Roma c'è un governo di destra più che solido (soprattutto per mancanza di alternative) che ha tutte le carte in mano per durare altri quattro anni, e che ha nella Lega un azionista fondamentale. E in Trentino c'è da pochi mesi un neoconfermatissimo presidente leghista, che ha sempre ribadito l'intenzione di portare piloni, gallerie e viadotti lungo le valli del Leno e far sbucare un'autostrada a quattro corsie nell'area di Marco.
Una "congiunzione astrale" che ha favorito il pressing leghista, portato avanti in questo scampolo di 2023 ai massimi livelli. Ha iniziato il presidente del Veneto Luca Zaia: «Per noi la Valdastico nord deve essere completata assolutamente». È quanto ha detto ieri a Malo (Vicenza) a margine del taglio del nastro del completamento della Pedemontana Veneta. «Il prolungamento a nord dell'autostrada Valdastico è prioritario - ha precisato - in quanto l'infrastruttura che abbiamo presentato oggi dopo l'ultimazione è stata pensata e intersecata dalla A31, quindi significa che dovrebbe andare a servire l'unico nuovo valico del Veneto verso nord, proseguendo poi sino al Brennero».
«Con Fugatti siamo d'accordissimo - ha aggiunto Zaia - nel senso che il Veneto ha il suo tracciato sino al confine, per il resto siamo rispettosi dell'autonomia trentina, decideranno loro se vorranno fare lo sbocco a Trento oppure a Rovereto».
Un primo affondo replicato dal leader leghista, vicepremier e ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini, anche lui presente all'inaugurazione veneta: «Sono convinto che Veneto e Trentino possano trovare un accordo, soddisfacente per entrambi. Ne ho già parlato con Zaia e ne riparlerò con Fugatti. Da autonomista io non faccio infrastrutture sulla testa delle comunità, ma conto che Veneto e Trentino si accordino per la soluzione più adatta».
In passato, ha ammesso Salvini, «c'erano visioni diverse da parte delle comunità, ma anche degli imprenditori delle due regioni. Ma se trovano un accordo, io sono a disposizione».Quindi, la partita che in tanti consideravano chiusa per sempre, è riaperta. Anzi, spalancata.
Eppure pochi in Trentino ci credevano ancora. Soprattutto dopo l'ultima discussione sul merito in seno al Consorzio delle autonomie locali, che nel maggio scorso bocciava a larghissima maggioranza la proposta di variante al piano urbanistico provinciale che introduceva la possibilità di un nuovo collegamento con il Veneto proprio attraverso le Valli del Leno. Una bocciatura che peraltro seguiva di pochi giorni l'altro tonfo del progetto Valdastico, raccattato in questo caso nella Terza commissione del Consiglio provinciale, dove neanche i consiglieri leghisti avevano votato a favore dello stesso provvedimento.
Sembrava una débâcle politica definitiva. Così scrivemmo sull'Adige all'epoca. Ma, come già ammesso, è evidente che ci sbagliavamo. Mentre la grande maggioranza degli enti territoriali e associazioni di cittadini toccate dal progetto A31 targato Fugatti si esprimevano contro tra delibere, conferenze stampa, manifestazioni e quant'altro, Fugatti sornione andava avanti a lavorare; per la sua rielezione - puntualmente raggiunta, e con numeri imperiosi - e per l'avanzamento della prospettiva di una autostrada che buchi il Pasubio per una decina di chilometri, mettendo in gravissimo rischio la sorgente dello Spino, inestimabile patrimonio idrico della Vallagarina.
Così Fugatti impose alla sua giunta, nell'ultima seduta della consiliatura, lo scorso 20 ottobre, di approvare in via definitiva la variante al piano urbanistico provinciale. Quella che sembrava allora una forzatura, un colpo di mano, all'indomani del trionfo elettorale appare come un passo naturale della costruzione di un progetto infrastrutturale che Fugatti ha sempre sostenuto con trasparenza, peraltro andando a stravincere le elezioni proprio nei Comuni direttamente coinvolti dalla prospettiva del mega cantiere, in primis nelle Valli del Leno (con la significativa eccezione di Terragnolo).
Ed oggi, raccolta la nuova sollecitazione leghista, quel passaggio di ottobre emerge come la tessera di un mosaico mai così vicino al suo completamento che darebbe finalmente ai veneti l'obiettivo tanto agognato, e motore primo - se non unico - di tutta la vicenda: la proroga della concessione dell'A4.