Noriglio, un cagnolino azzannato dal lupo in giardino: 300 punti di sutura
Un superlavoro del veterinario ma alla fine il cucciolo ce l'ha fatta. Era libero di scorrazzare nell'area del'abitazionme, dentro un recinto eppure il predatore è arrivato anche là, probabilmente richiamato dagli aromi di una grigliata
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ROVERETO. Trecento punti di sutura, un superlavoro del veterinario ma alla fine il cucciolo ce l'ha fatta. E pensare che il faccia a faccia con un lupo proprio non se l'aspettava visto che era libero di scorrazzare dentro il giardino di casa con tanto di recinto a protezione.
Il lupo, però, richiamato dagli aromi della grigliata del dì di Pasqua, si è avvicinato alla casa - parliamo di Noriglio, frazione collinare di Rovereto e non certo di alta montagna - e quando il cagnolino si è avvicinato per annusare lo sconosciuto all'uscio il canide selvatico ha allungato la zampa tirando a sé la povera bestiola e, di fatto, squartandola. Non si tratta, attenzione, di un predatore in cerca di cibo ma proprio di uno scontro tra animali. Il cagnetto, per fortuna, è stato salvato dalle grinfie del lupo dal padrone di casa che l'ha subito portato dal veterinario per provare a salvarlo. E c'è riuscito, dopo una lunghissima operazione e con 300 punti di sutura.
Che i lupi scorrazzino sul Monteghel, per capirci, non è affatto una novità ma che fossero così «domestici» da infilare le fauci nei giardini privati recintati non si era mai visto.
Il problema, insomma, è più grosso di quanto sembra. Perché, visto quanto è successo a Pasqua, la questione non riguarda i sentieri ma le proprietà private. E che durante una grigliata in famiglia il cucciolo di casa, potenzialmente protetto da un recinto, sia massacrato da un lupo non è certo una cosa piacevole.
È da tempo che i lupi gironzolano tra Noriglio, Terragnolo e Trambileno. E i predatori, per capirci, arrivano dal Finonchio. «Una volta sfamava le popolazioni di Noriglio, Terragnolo e Serrada. C'era, appunto, perché, ormai da un secolo, il Finonchio è ritornato un luogo selvaggio, senza coltivazioni, e quindi senza la presenza dell'uomo.
Popolato, invece, da ungulati, cervi e caprioli soprattutto, che riproducendosi in libertà, finiscono con l'essere le vittime designate di lupi e orsi, sempre più diffusi, come ricordano le cronache, fra i nostri monti», le parole più volte sottolineate da un esperto quale il professor Antonio Sarzo.