Rovereto, la nuova moschea diventa un caso politico. L’assessore Previdi: “Difendo il progetto”
L'iniziativa ha già ricevuto critiche sui social, anche dall'ex presidente del Consiglio comunale Mara Dalzocchio (Lega): «Rovereto assomiglia sempre più a una casbah e noto sempre più bambini con le tuniche e bambine con il velo in giro per la città. Questa non è integrazione. È la volontà di portare e sviluppare sul nostro territorio una cultura che con la nostra non ha niente di che spartire»
IMAM "Moschea a Trento, facciamola tutti insieme"
ROVERETO. «È inutile fare appelli ai governanti per chiedere la pace in Palestina o in Ucraina se non siamo poi noi stessi in prima persona, sul nostro territorio, ad esercitare la pace; la tolleranza; l'inclusione; il dialogo. Quindi difendo il progetto di un nuovo centro islamico a Rovereto lungo la Statale, in zona stadio, dalle critiche che sono arrivate da esponenti della destra politica di questo territorio».
Così l'assessore alle Politiche sociali del Comune di Rovereto Mauro Previdi riguardo al progetto della comunità islamica, che oggi gravita attorno al centro culturale islamico alla Cartiera, di dotarsi di una nuova sede in città. L'iniziativa ha già ricevuto critiche sui social, anche dall'ex presidente del Consiglio comunale Mara Dalzocchio (Lega): «Rovereto assomiglia sempre più a una casbah e noto sempre più bambini con le tuniche e bambine con il velo in giro per la città. Questa non è integrazione. È la volontà di portare e sviluppare sul nostro territorio una cultura che con la nostra non ha niente di che spartire».
«La nuova struttura sarà certo anche un luogo di culto - replica Previdi - ma anche un luogo di incontro e confronto, aperto non solo alla comunità islamica. Gli stessi detrattori dell'iniziativa dovrebbero avere l'intelligenza di capire che queste persone sono già residenti a Rovereto, fanno già parte della nostra comunità ed hanno già un luogo di incontro, studio e culto. Portare la sede della loro attività di comunità islamica più vicino al centro città è una forma di apertura al resto della cittadinanza, un passo verso il rafforzamento della comunicazione con il resto dei roveretani. La reciproca conoscenza e frequentazione è il miglior antidoto al clima di sospetto e diffidenza che certa politica cavalca colpevolmente. E poi - conclude Previdi -: siamo o non siamo la "Città della Pace"? E allora non possiamo fregiarci di un titolo senza fare nulla per meritarcelo, giorno per giorno».
Sarà solo un caso, ma è comunque significativo che la notizia della nuova moschea a Rovereto sia diventata di pubblico dominio proprio nel giorno in cui Fratelli d'Italia incassava in Parlamento il primo via libera ad un disegno di legge a firma del capogruppo alla Camera Tommaso Foti che punta ad introdurre una stretta sulle sedi usate da associazioni di promozione sociale che svolgono attività di culto.
La norma - come si legge in premessa - nasce con l'intento di combattere l'uso della normativa di favore del codice del terzo settore per il cambio di destinazione d'uso come "grimaldello" da comunità islamiche per creare "moschee e madrasse" non a norma. Staremo a vedere come si concretizzerà a Rovereto quello che comunque per ora rimane solo un progetto, nonostante la raccolta fondi tra la comunità islamica lagarina sia già iniziata. La sede, come detto, sarà in via Brennero, all'inizio del sovrappasso della Busa dei Cavai, nello stabile fatiscente nell'area ex Raffaelli.
«Una moschea - si legge sulla pagina web di raccolta fondi - è molto più di un edificio; è un simbolo di nutrimento spirituale e un centro per la crescita della comunità. Uno spazio in cui persone di tutte le età possano incontrarsi per pregare, imparare e impegnarsi in atti di carità e gentilezza. Questa moschea servirà la crescente popolazione musulmana che vive nella città di Rovereto e i suoi dintorni. Sarà un luogo in cui i musulmani possono eseguire preghiere e adorazioni, sarà anche un centro per educare i musulmani e aumentare la loro consapevolezza sulla loro religione, aumentare la consapevolezza dei musulmani riguardo alle loro responsabilità comunitarie».