Sicurezza / Il tema

L'allarme: «Rovereto non è una città per ciclisti»

Molti cittadini protestano: la viabilità dolce, senza macchine per intenderci, non abita a Rovereto. Chi usa la bici per sport o semplicemente come alternativa alla macchina rischia la vita tutti i giorni. «Per colpa dell’asfalto usurato cade una persona al giorno. Non fa notizia perché non finisce all’ospedale ma il problema c’è. E anche le piste ciclabili non sono sufficienti»

TRENTO Il sindaco toncato, “colpevole” di aver puntato troppo sulle biciclette
TRAGEDIA Investita in bicicletta in via Maccani: morta Annamaria Frioli

di Nicola Guarnieri

ROVERETO. «Rovereto non è una città per ciclisti». Lo dicono in coro tanto gli sportivi che chi sceglie la bici come mezzo di trasporto alternativo ed ecologico. La colpa, manco a dirlo, è delle strade dissestate, delle buche, delle «ferite» nell'asfalto che mettono in pericolo i pedalatori da diporto ma pure quelli che ci tengono a lasciare la macchina in garage. E poi, ovviamente, anche la carenza di percorsi protetti, annunciati e decantati ma insufficienti.

È un segnale d'allarme ben preciso quello lanciato dai cittadini che giustamente pretendono di muoversi in maniera lenta, evitando se possibile di girare in auto ma, ovviamente, avendo in cambio la garanzia di non sfidare la sorte ogni volta che escono di casa.

Per Walter Giordani dell'Asd Team Executive, «il Comune dovrebbe prendersi cura delle arterie urbane se davvero vuole puntare sulla mobilità leggera. Gli incidenti, le persone che cadono ormai non si contano più. Certo, non fanno notizia perché solo in pochi chiamano l'ambulanza ma il problema è concreto. E questo vale per chi fa sport e si sposta con la bici da corsa ma anche per chi usa la bicicletta per muoversi in città».La manutenzione dell'asfalto, dunque, è sotto accusa. «Sul piano, in città, in fin dei conti si riesce a barcamenarsi ma in discesa si rischia davvero di farsi del male. Penso ad esempio a chi scende da Noriglio o dalle Porte di Trambileno: non solo c'è la possibilità di ruzzolare ma pure di essere investiti dalle macchine».

La pericolosità di scegliere la bici come mezzo alternativo all'auto la sottolinea anche Mariano Benvenuti. «Cosa ha intenzione di fare il Comune sulle ciclabili? É sparita la segnaletica orizzontale e verticale e a Rovereto ci sono davvero troppi pericoli. Solo restando a ridosso del centro città penso a via Baratieri, via Cittadella, via Azzolini, via Piomarta: sono tutte strade sprovviste di piste ciclabili. E i giovani che vanno allo stadio Quercia ad allenarsi? Non possono andare in bici perché è pericoloso».

A palazzo Pretorio si ricorda che in città sono imposti i 30 chilometri orari proprio per fa convivere autisti e ciclisti.

«Non li rispetta nessuno. Parliamoci chiaro: è impossibile girare in città con la bicicletta. Non si può nemmeno andare a San Giorgio. Ci sono davvero troppe insidie e in viale Trento, dove la ciclabile c'è, le macchine sono parcheggiate sulla pista perché le ciclabili, dove ci sono, non vengono rispettate. Purtroppo non abbiamo educazione. Si parla tanto di usare la bici come mezzo di trasporto leggero ma noi ciclisti non siamo mai in sicurezza e rischiamo la pelle tutti i giorni. Però ci siamo e vogliamo esserci, non tanto per divertici ma per muoverci in città senza usare la macchina. Al Comune chiediamo di garantire la sicurezza, solo così si può pensare ad una mobilità dolce. Dateci la possibilità di vivere».

La questione, in verità, può essere risolta dalla prossima giunta. Michele Dorigotti di Officina Comune, per dire, in campagna elettorale l'aveva promesso: «Il primo passo della futura amministrazione sarà istituire un tavolo cittadino per l'urbanistica e la mobilità che coinvolga tutte le parti interessate per pianificare un sistema generale di mobilità lenta, dando priorità a spostamenti agili a piedi o in bici e adeguando le ciclabili».

comments powered by Disqus