Sempre più cani abbandonati, l'appello dell'Associazione difesa animali
Chi si porta in casa un amico peloso deve essere consapevole e responsabile della scelta. Rita Zanella, segretaria di Ada: «L'80% dei casi riguarda giovani che sostengono di aver cambiato sistemazione e che il cane non ci sta. Solo scuse per liberarsene». L'appello per Natale: «Pensateci tre volte prima di mettere un cucciolo sotto l'albero»
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ROVERETO - Abbandoni, maltrattamenti, fine di un rapporto che mina il vecchio adagio «il cane è il miglior amico dell'uomo». Sembra la trama di un brutto romanzo ma è la triste realtà. Ne sanno qualcosa quelli di «Ada - Associazione difesa animali» che gestiscono il canile comunale di via Santa Caterina.
E che, sempre più spesso, devono fare i conti con chi si innamora del quattrozampe salvo poi scaricarlo con chissà quale scusa.
«O addirittura abbandonarlo nonostante sia chippato e quindi commettendo un reato», sottolinea Rita Zanella, segretaria di Ada. Il caso non è affatto isolato. «No, ormai è una routine consolidata ma non va affatto bene. Solo questa settimana ci sono stati due abbandoni e sono sempre di più, direi un aumento esponenziale».
Il frugoletto peloso, insomma, dopo un po' diventa un peso, una zavorra inutile e lo si vuole buttare.
«Le scuse sono le più varie, ma l'80% dei casi riguarda giovani che cambiano casa e sostengono che il cane non ci sta, che la loro vita è complicata e non farebbe al caso suo. Scuse per liberarsene».
Ma si arriva anche agli estremi: l'altro giorno una signora si è presentata con un cane alla caserma dei vigili del fuoco di Arco dicendo di averlo trovato in giro, un randagio appunto o uno scappato di casa. Peccato per lei che aveva il chip e la ricerca ha dimostrato che era suo. Voleva disfarsene perché ingombrante. Ovviamente è stata denunciata per abbandono di animale.
«Come Ada siamo preoccupati e lanciamo un appello alle adozioni responsabili. Il cane non è un giocattolo, soffre. Piuttosto che vedere cani mollati chissà dove ci preoccupiamo di trovare loro una nuova casa bypassando gli ospiti che abbiamo qui e che cercano una famiglia».
Il canile municipale ha sette gabbie per i cani, diciamo così, randagi e sono piene. «Noi facciamo un percorso con chi vuole adottare un cane, perché deve essere convinto».
Ma gli abbandoni di massa sono una novità? «In passato non era così. Io credo, ma è solo una mia opinione, che siano figli del Covid. Nel periodo del lockdown in tanti si sono presi un cane magari per poter uscire di casa senza rischiare una multa pesante e quindi non sentirsi reclusi. Una volta rientrata l'emergenza pandemia il cucciolone non serviva più e come la roba vecchia si è voluto buttarlo via.
E poi ci sono quelli che li prendono da alcune associazioni del Sud Italia che lanciano messaggi disperati. Delle volte, però, si tratta di animali difficili e quindi l'adottante si spaventa e lo vuole restituire. Noi non possiamo prenderli ma aiutiamo a trovare un'altra casa però non stiamo parlando di un pacco postale ma di un essere vivente che soffre».
E a proposito di cuccioloni, Natale si avvicina. «Già, è un periodo in cui si regalano i cagnolini che poi, passate le feste, non piacciono più. Rivolgo davvero un invito a tutti a pensare tre volte prima di mettere un cane sotto l'albero addobbato.
Si deve capire che per 12-13-14 anni resterà in famiglia, non è una cosa breve. É quello che ricordo, per esempio, agli anziani che vogliono adottare un cucciolo: non va bene perché se resta solo chi si prende cura di lui? Io stessa ho deciso di adottare un cane ma lo voglio vecchio perché ho già una certa età e voglio esseri con lui fino alla fine».
Insomma, alla faccia del miglior amico dell'uomo. Forse è lo specchio della società post-Covid: superficiale ed egoista?